REGGIO CALABRIA – A coloro i quali oggi in ATAM S.p.a. si affannano a screditare l’azione posta in essere dall’USB, accusata di avere solo l’interesse ad ottenere il riconoscimento della RSA, suggeriamo di avere il buon senso di stare zitti e di mostrare più rispetto verso uomini e donne che, in piena autonomia, hanno deciso di opporsi all’accordo di giugno 2014 conferendo mandato all’USB Lavoro privato.
A questi mercanti della democrazia e protagonisti dell’oscurantismo sindacale ribadiamo, ancora una volta, che il nostro obiettivo rimane quello di difendere i diritti e la volontà espressa dei 180 dipendenti che hanno sottoscritto la nostra proposta di preservare un importante asset pubblico fondamentale per lo sviluppo sociale ed economico del territorio ed evitare di scaricare sui dipendenti i debiti causati da chi ha gestito l’azienda con metodi clientelari e assolutamente inadeguati.
Solo per queste ragioni è stato proclamato lo sciopero di 4 ore del 15 settembre.
L’O.S. USB non sciopera per fare aggiungere un posto a tavola dove poter condividere l’idea che a pagare i danni della disastrosa gestione, come la vicenda SAJA, siano solo le lavoratrici e i lavoratori ovvero per poter ottenere privilegi per i suoi dirigenti! Una pratica che lasciamo volentieri a coloro che fino ad oggi hanno concertato e cogestito l’azienda. Se avessimo voluto solo il riconoscimento della RSA sarebbe bastato aderire all’accordo, un’utilissima scorciatoia che in tanti hanno praticato, ma noi abbiamo scelto una via diversa, quella del conflitto.
Noi stiamo conducendo una battaglia per il riconoscimento della RSA, per potere sostenere ai tavoli negoziali le nostre ragioni, le nostre idee e il nostro progetto di come realizzare il risanamento dell’azienda, che sono le ragioni dei lavoratori e delle lavoratrici.
Per poter arrivare all’obiettivo di ridare la parola ai lavoratori e alle lavoratrici serve, innanzitutto, ripristinare la democrazia nei posti di lavoro in modo che a determinare le scelte che riguardano i diritti, la tutela del salario e la condizione lavorativa, siano gli iscritti e non gli apparati sindacali.
Per queste ragioni diventa fondamentale la nostra battaglia tesa anche ad ottenere il legittimo diritto alla rappresentanza in forza dei numeri che esprimiamo.
Il loro tempo, quello della concertazione e della complicità, sta per finire.
I motivi per i quali il 15 settembre tutti i settori aziendali, TPL e Servizio Scuolabus, Servizi per la mobilità, Officine, Uffici e personale fermo, sciopereranno sono tesi:
• all’immediata liquidazione degli arretrati salariali ancora vantati dai dipendenti;
• ad annullare l’accordo sottoscritto a giungo 2014 che, lo ricordiamo ai distratti interessati alla vicenda, oltre a licenziare otto lavoratori ha previsto un pesante contributo a carico dei dipendenti nonostante i parametri costi/ricavi risultino essere in sostanziale equilibrio;
• ad evitare il ricorso a forme di flessibilità oraria a discrezione dell’azienda;
• il ricorso allo straordinario che, a differenza di quanto sostenuto dal Direttore generale, non è autorizzabile nel caso di esigenze organizzative per le imprese che hanno avuto accesso ai benefici della legge 236/93.
• A mandare a casa i responsabili del disastro gestionale dell’impresa.
La soluzione della crisi dell’ATAM S.p.a. è un’occasione da non perdere se si vuole ridare credibilità e autorevolezza alla politica e alle Istituzioni territoriali, alle forze sociali e in particolare al ruolo del sindacato nei posti di lavoro.
La possibilità di riaprire la trattativa e sospendere l’attuazione del Piano di rientro è strettamente connessa al risultato dello sciopero del 15 settembre. Per questa ragione chiediamo ai lavoratori e alle lavoratrici la massima adesione.
Il 15 settembre tutti uniti per diventare promotori del nostro futuro e per modificare il presente.