Annunci di lavoro CIVETTA

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Lavoro, mansione, incarico, impegno, job, termini sinonimi per definire uno status quo che non esiste. Ai tempi della crisi, stuoli di giovani precari-tuttologi vivono con angoscia la ricerca di quel posto “mobile” che gli permetta di sbarcare il lunario. Affannosa è la corsa all’annuncio di lavoro giusto. Si sognano svolte occupazionali anche solo momentanee. Il contratto a progetto di qualche mese diventa un’utopia. Quanti di voi, ogni giorno accedendo alla propria casella di posta elettronica, rimangono stupiti dalle migliaia di proposte di lavoro ricevute? Jobrapido, Bakeka, Monster, Indeed, Subito.it, sono i principali siti di smistamento annunci in Italia. Quante di queste offerte sono reali? Titoli civetta, molto spesso tecnici, scritti in inglese, postati da aziende straniere con nomi altisonanti, raggirano i giovani illusi. Dante, in un suo celebre passo avrebbe detto: “Lasciate ogni speranza o voi che entrate”. Infatti, è proprio così, dietro belle presentazioni si nascondono tanti bluff e poca sostanza. AAA. Cercasi: esperto valutatore, commessa qualificata, customer service, addetto telelavoro, operatore telefonico inbound/ outbound, consulenti vari, agenti monomandatari, junior consultant, vari ed eventuali figure non definite. Qualcuno potrebbe rimanere piacevolmente affascinato ed incuriosito. Così si ripete la solita scena anche perché provare non costa nulla. Si riprende il curriculum vitae in formato europeo, giusto per essere ai tempi della globalizzazione, lo si infarcisce di esperienze, si invia per posta elettronica o si porta a mano. Magari una bella presenza può garantire quel posto. Passano gli anni, aumentano titoli di studio e attestati, ma ti rendi conto che manca sempre qualcosa. È un continuo costruirsi e reinventarsi. Ti trovi nella consueta situazione da colloquio. Ti presenti, ti racconti, quasi con un sorriso chiedi aiuto per una possibilità. Trovi una equipe (quasi medica) di esperti di Risorse Umane che ti analizza. Test di logica, di psicologia, manca la prova di forza fisica. Quasi ti sembra di perdere il senso di quello che stai facendo. Sul finale dell’esame ti chiedi se sarai la cavia giusta per avere mensilmente quei 300 euro (circa) di stipendio che ti permetteranno di dire: “Io lavoro”. Vi prego non chiamateci Choosy, siamo semplicemente stanchi di elemosinare ciò che ci spetta.                                     

                                                                                                                                                                                  Rossana Muraca

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