BOVALINO (RC) – Bovalino continua purtroppo ad essere ancora nell’occhio del ciclone, e stavolta non lo è per questioni politiche nè tanto meno per azioni criminose dettate dal malaffare, lo è semplicemente per la persistente “incuria” e “stato di abbandono” in cui versa un immobile di proprietà del Comune adibito in passato ad Istituto Secondario Superiore. L’oggettiva responsabilità del’Ente comunale è stata determinata a seguito della cessazione della convenzione operativa siglata tra la Provincia di Reggio Calabria ed il Comune della fascia jonica reggina (verbale n. 150 del Reg.Gen. in data 24 luglio 2012), con il quale l’immobile è stato restituito dall’Ente Provincia al suo originario proprietario, il Comune di Bovalino. Nel particolare, si tratta di un Istituto secondario superiore completamente abbandonato al suo destino ma che, al tempo stesso, rischia di diventare un “luogo di perdizione” a causa delle sue dubbie frequentazioni ad alta percentuale di pericolosità pubblica. Parliamo dei locali che ospitavano fino a qualche tempo fa, l’ex Istituto Professionale per i Servizi Commerciali e che si trova ubicato in Via Calfapetra, successivamente associato al più rinomato liceo scientifico “F. La Cava“. Questi, era un Istituto frequentatissimo da tanti studenti non solo di Bovalino ma dell’intero comprensorio, e rappresentava una chiara alternativa agli studi scientifici per quei giovani che magari non intendevano proseguire negli studi bensì speravano di sfruttare al meglio le loco conoscenze professionali per garantirsi un più rapido inserimento nel mondo del lavoro. Vedere oggi com’è ridotto l’Istituto Commerciale fà piangere il cuore e non solo a chi lo ha frequentato nel corso degli anni, studenti e docenti, ma anche ai tanti ed onesti cittadini bovalinesi che pagano con grande sacrificio le tasse e vorrebbero che si avesse più cura non solo delle scuole, ma di tutte le strutture pubbliche esistenti sul territorio.
Lo scenario che si presenta a chi si affaccia all’ingresso è di quelli apocalittici, molto simile a quello che si può notare subito dopo un bombardamento aereo avvenuto nei territori dove divampano oggi le guerre. Il cancello di ingresso, anche se originariamente era chiuso con catena e lucchetto, da un bel pò di tempo è aperto a tutti, l’androne ed il gabbiotto dei bidelli sono a soqquadro con i vetri rotti e le mattonelle divelte, i fili della corrente sono scoperti e rosicchiati dai topi, gli arredi completamente fatiscenti sono accatastati in mezzo ai corridoi, le scale sono disseminate da cartacce ed escrementi di ogni genere, i quadri contenenti vecchie fotografie d’epoca anche di un certo valore storico (quasi tutte in bianco e nero) sono coperti da infinite ragnatele ed il perimetro esterno dell’istituto è invaso da erbacce e sterpaglie che hanno già superato la ringhiera di delimitazione dell’area e rappresenta il luogo ideale per le scorribande quotidiane di roditori ed altri animali. Eppure le responsabilità ci sono e sono ben chiare in quanto sono attribuite dalla Legge 11 gennaio 1996, n. 23, norme per l’edilizia scolastica che riporta all’art. 1 le “finalità” stabilite per le varie tipologie di istituti. In particolare recita “Le strutture edilizie costituiscono elemento fondamentale e integrante del sistema scolastico. Obiettivo della presente legge è assicurare a tali strutture uno sviluppo qualitativo e una collocazione sul territorio adeguati alla costante evoluzione delle dinamiche formative, culturali, economiche e sociali”. Mentre per quanto riguarda la loro manutenzione, dispone all’art. 3 (in attuazione dell’art. 14 della Legge 142/90 che ha disciplinato l’ordinamento delle Autonomie Locali) che la realizzazione, la fornitura, la manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici spetta ai Comuni per gli Istituti di grado inferiore mentre per quelli di istruzione secondaria superiore spetta alle Province fino al momento della loro dismissione. Pertanto, accertate in maniera inequivocabile le rispettive competenze e responsabilità, ed appurato che finora “nulla e nessuno” ha posto rimedio ad una situazione che ha del “raccapricciante”, appare non più differibile la risoluzione urgente ed immediata della problematica in questione, tenendo anche conto che la struttura, se adeguatamente riqualificata, può essere un importante volano e punto di riferimento per tante altre attività di pubblica utilità. E’ il caso, pertanto, che si esca dal torpore e dall’immobilismo in cui versano gli attori aventi causa e si attui invece un’azione sinergica ed incessante tra istituzioni e politica al fine di far convogliare le giuste risorse finanziarie utili alla risoluzione della “pericolosa” problematica. Bovalino, in questo particolare momento, non ha bisogno di polemiche ma di progettualità e concretezza per ritornare ad essere un paese punto di riferimento per tutta la costa dei gelsomini.