Calabria, difficoltà di accesso al credito per i pescatori

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CATANZARO, Venerdì 17 Ottobre 2014 – Difficoltà di accesso al credito dei pescatori; percentuale di finanziamento FEP contenuta rispetto ad altre misure; flotta di piccola stazza e inadeguata; flotta vetusta che necessita di adeguamenti in materia di sicurezza; scarsa efficacia delle attività di animazione sul territorio; crisi del settore ittico condizionante lo sviluppo delle nuove iniziative. E poi, ancora, forte degrado del patrimonio immobiliare di proprietà dei pescatori; limitata percentuale destinata alla ristrutturazione degli immobili (50%); forte concorrenza con le attività di agriturismo e scarsa integrazione con gli altri operatori della filiera turistica.

 

Sono, queste, alcune delle principali criticità da affrontare per lo sviluppo dell’ittiturismo e della pescaturismo. Sono state rilevate e discusse nel corso della seconda giornata (giovedì 16 ottobre), del III° Seminario nazionale dei Gruppi di Azione Costiera italiani, promosso dal Consorzio UNIMARe dalla Regione Calabria – Assessorato all’Agricoltura, ospitato da mercoledì 15 a Pizzo, presso il Popilia Country Resort. Dopo la proficuasessione plenaria mattutina, i rappresentanti dei 43 GAC italiani sono stati accompagnati in visita presso lo stabilimento “Calabriaittica” di Anoia (Reggio Calabria).

 

Il GAC – ha detto Cosimo CARIDI, Referente Autorità di Gestione FEP per la Regione Calabria – è un’eccellenza. Serve tempo, tuttavia, perché venga riconosciuto a questo strumento un ruolo più ampio ed istituzionale. Il processo è lento ma l’obiettivo che abbiamo ribadito e condiviso in questi due giorni – ha aggiunto – è che si arrivi presto a riconoscere il Gruppo di Azione Costiera non come circoscritto alle attività della pesca, ma collegato alle politiche territoriali, al turismo e più in generale all’occupazione. I GAC rappresentano, in effetti, lo strumento operativo migliore affinché venga a maturazione una sempre più auspicabile integrazione tra la pesca e gli altri settori di sviluppo socio economico e culturale. Un esempio fra i tanti, gli ospiti di questa proficua tre giorni a PIZZO – va avanti il dirigente regionale – sono stati accompagnati in visita preso un’azienda ittica che ha letteralmente messo in pratica l’industrializzazione della tradizione. I titolari di quella azienda lavorano oggi la materia prima allo stesso modo in cui la lavoravano i loro genitori, ma con il rispetto delle regole e della sicurezza che il mercato richiede. La Calabria – conclude CARIDI – ha tutte le carte in regola per competere con altre realtà. Partendo dalle proprie risorse, destinate a mettere sul mercato prodotti inimitabili.Diversificare resta la sfida strategica in questa partita. Nella programmazione 2014 – 2020 i GAC non a caso cambieranno nome. La stessa sigla comprenderà lo sviluppo locale delle aree costiere. A testimonianza – chiosa – del fatto che gli ambiti di azione si stanno allargando. E con questo orizzonte dobbiamo saper confrontarci sin da ora.

 

Da una parte – ha spiegato Antonio ALVARO, Presidente AssoGac Calabria – un alto tasso di senilità che non ha favorito negli anni continuità e cambio generazionale nel settore e, dall’altra,normative comunitarie che penalizzano territori e pescatori, restano tra le principali criticità che vive la pesca oggi. I GAC si propongono di ovviare a questi ostacoli promuovendo e diversificando l’attività lavorativa. Lavorare oggi nel mondo della pesca – ha aggiunto – significa costruire occasioni di turismo e sviluppo sostenibili, promuovere il territorio e la sua identità; vuol dire tutelare l’ambiente, rilanciare e creare occupazione a partire dalla pesca artigianale; con la trasformazione del prodotto e la sensibilizzazione al consumo del pesce povero, il pescato a Km0.Ma muoversi in questa direzione implica ed impone un cambio di mentalità con la capacità mettersi in rete e di creare filiera corta. Una sfida sulla quale siamo impegnati, nella consapevolezza – ha concluso ALVARO, sottolineando la grande opportunità della cooperazione internazionale attraverso il progetto SHADES con Spagna, Lituania e Polonia – che l’occupazione resta l’elemento che rende il GAC un modello virtuoso nell’ambito degli investimenti in italia. Perché i soldi vengono spesi e – ha precisato – spesi bene

 

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