Lunedì 14 luglio, alle ore 16, il commissario straordinario della Provincia di Catanzaro Wanda Ferro effettuerà un sopralluogo presso l’area del cantiere dei lavori per l’allargamento dell’antico ponte sulla strada provinciale tra Cardinale e Torre di Ruggiero portato alla luce dagli eventi alluvionali del novembre scorso. L’intervento ha un valore di circa 300 mila euro, che l’Amministrazione provinciale è riuscita a reperire nelle economie del proprio bilancio per poi mandare in gara il progetto. “Si tratta di un intervento – commenta Wanda Ferro – che renderà efficiente il tratto stradale, eliminando i disagi per la cittadinanza, e recuperando un antico manufatto di grande pregio che era stato ricoperto alcuni decenni fa con migliaia di metri cubi di terra. Un intervento scellerato, che ha alterato il naturale corso del fiume”.
Nel tratto stradale era emerso il problema quando, a seguito delle piogge copiose del novembre scorso, si era manifestato dapprima il cedimento di un pozzetto di raccolta delle acque, successivamente delle aperture nella scarpata. Con l’amplificarsi del fenomeno, la scarpata ha lasciato intravedere la presenza del ponte al di sotto del rilevato stradale. E’ stato subito evidente che non ci si trovava semplicemente di fronte ad un problema localizzato di scolo delle acque e del ripristino della scarpata, ma di un più complesso intervento legato alla presenza di un’opera sconosciuta. I tecnici del settore viabilità della Provincia di Catanzaro, con l’ing. Floriano Siniscalco, hanno quindi avviato un controllo più ampio e accurato dei luoghi, anche con colloqui con persone anziane del luogo che, ricostruendo le vicende storiche, hanno fatto comprendere che il torrente era storicamente destinato a scorrere al di sotto del ponte venuto alla luce, e che per la tipologia costruttiva è riferibile ad un periodo che oscilla tra la fine dell’800 e l’inizio del secolo scorso. La fattura del ponte è apparsa subito di enorme pregio, ed evidentemente qualcuno negli anni ’50 o ’60, ha ritenuto di ampliare il ponte, che essendo largo poco più di tre metri era non più idoneo al traffico moderno. Quindi si è ritenuto di posizionare, nell’alveo del fiume, due tubi d’acciaio colati nel cemento e riempire il tutto con migliaia di metri cubi di terra. I riempimenti hanno costruito le scarpate stradali per lunghi decenni sotterrando l’opera rinvenuta. La Provincia di Catanzaro è intervenuta subito in urgenza, investendo 70 mila euro per eliminare le imponenti scarpate e ripristinare lo scorrimento del fiume al di sotto dell’arco del ponte, progettando quindi l’intervento più complessivo di recupero e adeguamento. La particolarità dell’opera venuta alla luce ha necessitato di un approccio molto accurato. Non bisogna dimenticare che il contesto attuale impone di tenere conto, a fronte di una struttura costruita in epoche antiche e con metodologie costruttive semisconosciute, di normative sismiche, ambientali, su beni culturali e idrogeologiche. Si è subito pensato al recupero della struttura esistente, sia per il suo valore storico-culturale, sia perché in effetti la struttura appare integra e resistente, oltre che di particolare valore estetico. Tutte le operazioni dovevano anche tenere conto della necessità di operare velocemente, vista l’importanza della viabilità interessata e dell’inesistenza di alternative altrettanto valide. Tra le possibili soluzioni c’era quella di raddoppiare il ponte esistente mediante l’accoppiamento di un’altra struttura, ma ciò avrebbe comportato la necessità di costi molto alti e l’imposizione di possibili veti dalle autorità paesaggistiche e ambientali. Si è optato pertanto un altro approccio: il tentativo di integrale utilizzo della struttura esistente. Per questo è stata necessaria una prima fase di analisi conoscitiva della struttura e dei materiali affidata ad una società specializzata, quindi è stata effettuata una difficile ricerca storica sulle metodologie costruttive per quel tipo di ponti ad arco realizzati tra l’800 e il 900. I dati conseguiti sono stati analizzati e si è verificata la compatibilità della struttura con i carichi imposti dalle nuove normative. Si è quindi proceduto a definire l’elaborazione di un progetto che prevede l’allargamento della parte superiore del ponte fino a 6,50 metri di larghezza per realizzare due corsie, una soluzione ottimale anche perché consente di diminuire i tempi delle autorizzazioni.