Celico: riapre la discarica, i cittadini non si arrendono

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CELICO (Cs) – Dopo due mesi di stop forzato, dal 2 marzo la discarica illegale di Celico riapre.

Due mesi durante i quali i rifiuti sono stati lavorati e abbancati in altre discariche, a norma o quasi o per nulla, senza che il sistema ne abbia risentito. Anzi, dai dispositivi del dipartimento ambiente della Regione Calabria si legge allibiti che di domenica non è stato neanche necessario tenere aperta la discarica di Pianopoli.

Da lunedì prossimo quindi possono riprendere gli sversamenti in mezzo ai boschi della Sila, con i tir che si incroceranno con le auto dei vacanzieri che risalgono la statale 107 per godere dell’aria una volta incontaminata del Gran Bosco d’Italia. I turisti in montagna avranno modo di assaporare anche l’aria del mare, ammirando gli stormi dei gabbiani che svolazzano sulle prove del fallimento di un’intera classe politica.

Al Governatore Oliverio si domanda che fine abbia fatto il nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti. Dai consiglieri Guccione e Giudiceandrea, pronti a raccattare voti in Presila, si vorrebbe sapere quali sono le giustificazioni che spingono il dipartimento ambiente a utilizzare la discarica illegale di Celico per sversare circa 850 tonnellate la settima di rifiuti quando sino ad oggi non vi è stata questa necessità.

E’ di pochi giorni fa la notizia dell’avviso di conclusione delle indagini per la vicenda di intestazioni fittizie di quote societarie per bypassare la normativa antimafia che ha visto implicato il magistrato in pensione Tricoli e l’imprenditore Vrenna. Intanto nuovi collaboratori di giustizia testimoniano degli intrecci tra la gestione dei rifiuti e la ‘ndrangheta. Esiste un problema di opportunità politica che dovrebbe indurre ad una maggiore cautela.

Nel frattempo l’amministrazione comunale di Celico fa orecchie da mercante alle continue richieste del comitato per avere notizie su cosa e come viene sversato in discarica. L’amministrazione di Rovito invece, dopo l’impegno solenne preso in consiglio comunale, langue. Con il legale ancora in attesa dell’incarico per depositare il ricorso al TAR e con la promessa di convocazione di un consiglio comunale congiunto dei paesi della Presila rimasta solo sulla carta.

Collusione e connivenza hanno permesso e continuano a permettere la devastazione del territorio Presilano.

La popolazione resiste e non si arrende.

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