CIRÒ (Kr) La vera minaccia che incombe oggi sulla nostra comunità non è quella derivante da quanti non vivono nel rispetto delle regole. Ma è quella di un territorio che purtroppo non si dimostra ancora pronto ad autogestirsi rispetto alle grandi questioni aperte, sfide ed opportunità future, a partire dal progetto di unione con Cirò Marina. Dobbiamo tutti, in primis quanti interpretano ruoli istituzionali e politici, continuare ad investire energie, idee, risorse e proposte finalizzate a far elevare il senso civico e di appartenenza dei nostri concittadini. Con particolare attenzione alle nuove generazioni. Dobbiamo continuare a puntare, con convinzione, sulla cultura come antidoto ad ogni forma di devianza ed illegalità più o meno organizzata. Dobbiamo saper aprirci come comunità e preferire, come consiglieri comunali, il dialogo e la condivisione sulla nuova storia che tutta Cirò deve iniziare a scrivere, mettendo alle spalle questa pagina buia e superando l’ingiusta gogna alla quale siamo stati sottoposti in questi anni. Ma è oggi più di prima che dobbiamo essere affiancati e non lasciati soli. – È stato, questo, il messaggio principale contenuto nel lungo ed apprezzato intervento del Sindaco Mario CARUSO intervenuto nel corso nel consiglio comunale aperto, convocato ad hoc per confrontarsi sulla definitiva sentenza con la quale la III Sezione del Consiglio di Stato ha respinto il ricorso della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero dell’Interno contro il Comune di Cirò per la riforma della sentenza della I Sezione del Tar Lazio che, dando ragione agli amministratori, aveva nei mesi scorsi di fatto reinsediato il Consiglio comunale ed il Primo Cittadino, dopo lo scioglimento dell’ente per condizionamento mafioso nell’autunno del 2013.
Sono stati diversi gli interventi anche dal pubblico e le attestazioni di stima all’indirizzo del Primo Cittadino e della Giunta per la caparbietà con la quale sono riusciti in questo periodo a difendere l’immagine personale, del Comune e dell’intera comunità di Cirò da castelli accusatori e teoremi dimostratisi infondati ed infanganti. Dal vicesindaco Francesco PALETTA che ha definito gravi le omissioni nel procedimento che ha portato allo scioglimento del consiglio comunale; al consigliere comunale Mario ROMANO che ha sottolineato la vicinanza dimostrata da molti in questi anni di lunga difesa giudiziaria; infine ai neo assessori Francesco DE FINE e Francesco DURANTEper i quali, finito un incubo, il Primo Cittadino deve proseguire sulla strada della trasparenza, dell’innovazione e della qualità degli investimenti, soprattutto culturali. Con risultati che restano sotto gli occhi di tutti.
Abbiamo evidentemente dato fastidio – ha poi detto CARUSO. Dovevamo forse esser fatti fuori. Ed a farti fuori o è l’antistato o è lo stesso Stato o, meglio, chi è capace di indurre in errore le istituzioni. Può accadere anche questo e forse questo è accaduto. In più di un’occasione – ha proseguito il Sindaco – ho invitato i commissari giunti nel nostro comune ad aprire gli occhi rispetto ad un teorema voluto ed architettato da altri, che non poteva stare in piedi perché fondato su errori macroscopici. In pochi hanno agito a danno di tutti, mettendosi in moto per impedire il cambiamento e per far piombare all’improvviso la commissione d’accesso sul nostro comune, accreditandoci progressivamente come delinquenti. Sono stati indotti gli inquirenti – ha scandito – ad indagare su di noi sulla base di elementi che erano e restano distanti anni luce dal nostro modo di intendere e di vivere l’azione politica, la vita pubblica e privata. Ben 12 magistrati si sono pronunciati su quanto accadutoci ed hanno stabilito che all’errore commesso contro di noi bisognava porre rimedio. Noi abbiamo fatto il nostro dovere: quello di marcare un limite invalicabile tra chi rispetta le regole e agisce nella trasparenza e chi le regole non le accetta. Ma tutto ciò – ha precisato CARUSO – è il passato. Il dovere di ognuno di noi, adesso, è quello di andare oltre e dipuntare alla coesione della nostra comunità. Senza la quale non possiamo più mettere a rischio la tranquillità nostra e delle nostre famiglie. Non avevamo e non abbiamo interessi e risorse che ci motivano a restare al nostro posto se non il bene comune della nostra cittadina. Ci serve quindi più di prima – ha concluso CARUSO – l’aiuto di tutt