Confiscati beni di circa 100 mln all’imprenditore Piero Citrigno

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ROMA – La confisca dei beni di circa 100 milioni di euro portata a termine dalla DIA di Catanzaro, coordinata dal Centro Operativo di Reggio Calabria, nei confronti del noto imprenditore cosentino Pietro Citrigno, condannato in via definitiva per usura nell’ambito del processo “Twister”, è il frutto di un lavoro certosino operato dalle forze dell’ordine sul territorio calabrese.

La confisca riguarda beni già sequestrati nel gennaio scorso (società edili e immobiliari, 35 fabbricati, 4 terreni, 9 auto e 5 rapporti finanziari), ai quali si è aggiunto il “Centro clinico Ortensia” di Cosenza. Si tratta di un risultato straordinariamente importante, sia per la quantità che per la qualità degli obiettivi raggiunti : un vero e proprio impero che spazia in più settori, diversi tra loro. Un risultato che deve far riflettere sulla possibilità che il nostro ordinamento democratico da’ di formare in modo illecito patrimoni tali da poter rendere i loro ingiustificati detentori forti e inattaccabili.

Ma anche questa forza è destinata a cadere davanti al lavoro delle istituzioni quando queste si compattano in un “esercito” della legalità, anche in Calabria. E, tuttavia, ciò ancora non basta. Affinché la confisca dei beni restituisca concreta dignità alla collettività defraudata, essa deve costituire un punto di partenza : la sola confisca non basta a risarcire la collettività. Bisogna, partendo proprio da questi patrimoni riconquistati, innestare i relativi beni sul territorio affinché producano i frutti di nuove opportunità economiche e di lavoro per i cittadini calabresi.

Per questo, noi del M5S, continueremo a sollecitare il Governo perché si accelerino le operazioni per sbloccare ed investire i patrimoni confiscati : solo chiudendo il cerchio possiamo affermare il successo dello Stato sul malaffare.

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