COSENZA – Pubblichiamo di seguito parte del discorso di fine anno con gli auguri di fine anno del presidente della provincia di Cosenza, già primo cittadino della città bruzia, pronunciati oggi nella Cattedrale:
Eccellenza Reverendissima, carissimi concittadini, autorità civili e militari,
ci ritroviamo come ogni anno, certamente con piacere da parte mia, e spero con altrettanto da parte vostra, a ridosso del Santo Natale per formularci l’augurio di una festa serena e l’auspicio di un nuovo anno felice.
E’ il mio primo Natale da Presidente della Provincia, pur restando io soprattutto il Sindaco di questa nostra amata e bella città capoluogo; e quindi quest’anno il mio augurio va non solo ai miei concittadini di Cosenza, ma alle donne e agli uomini di tutta la provincia, nonché agli stranieri o ai visitatori che in essa si trovano in questo momento.
Stasera qui intendo cogliere l’occasione del Natale per fare con voi tutti una riflessione e auspicare nuovi comportamenti da parte di noi tutti, soprattutto da parte dei politici e degli amministratori, ripensando un nuovo welfare a cui è necessario tendere.
E’ strano, per chi da giovane ha ascoltato i racconti dei nonni o dei genitori, racconti che parlavano di guerra e dopoguerra, di privazioni e stenti, ritrovarsi a vivere un’epoca con tante difficoltà a causa di una nuova guerra invisibile e strisciante che è la crisi economica.
Quei racconti mi sembravano lontano millenni, abituato, da ragazzo, a vivere in una nuova epoca che guardava con fiducia al futuro, con illusioni di crescita, di prosperità, di benessere.
Se siamo arrivati a questo punto dobbiamo chiederci dove si è sbagliato in passato per orientare le nostre scelte per il futuro.
Ho la netta sensazione che si sia fallito, per esempio, nell’utilizzo delle risorse, spesso impiegate non per creare ricchezza al territorio e nuove occasioni di progresso e di sviluppo sostenibile orientato al lavoro e a nuova occupazione, ma invece usate solo a fini speculativi deturpando e consumando in modo irreversibile i valori ambientali e paesaggistici della nostra bella terra. E anche nelle politiche rivolte agli uomini condizionate dalla mentalità di assistenzialismo e della distribuzione di singoli vantaggi e non dal reale obiettivo della crescita dei territori.
Con l’aggravante dei caratteri di precariato che quella distribuzione ha comportato proprio per mantenere il controllo sulle persone e sulle loro scelte, al fine di non renderle mai autonome ed indipendenti.
Abbiamo, pertanto, assistito al sovradimensionamento degli uffici pubblici, al clientelismo, all’assistenzialismo, all’indifferenza verso il merito.
È anche per questi motivi se oggi ci troviamo in questa condizione.
Mentre al Nord le risorse venivano destinate ai distretti produttivi, al sud – per colpa di una visione miope soprattutto delle classi dirigenti – si voleva conoscere il nome e cognome di colui a cui si recava un beneficio al fine di asservirselo, e pertanto si procedeva a milioni di interventi al singolo, tramite assunzioni in impieghi spesso privi di una reale utilità per la comunità, mediante una violenta aggressione alla risorse, pubbliche, economiche e ambientali.
In questo modo bruciando pure la possibilità di occupazione per le generazioni future che ora si trovano a vivere in un tempo in cui non c’è più occasione di lavoro, e in cui le opportunità sono state già consumate dai loro stessi padri.
Le generazioni precedenti sono, pertanto, in debito con le nuove alle quali hanno lasciato una realtà desolante.
È il primo periodo storico delle epoche più moderne dove i figli stanno peggio dei padri, avendo –essi– di fronte un ventaglio di opzioni e scelte per il futuro che si assottiglia sempre di più.
Dobbiamo, allora, rielaborare nuovi sistemi di welfare, rifuggendo dai vecchi schemi di politiche di assistenzialismo fine a se stesso, oggi fra l’altro non consentite dalle attuali norme, fornendo incentivi all’efficienza, alla sostenibilità ambientale e all’innovazione per la complessiva crescita del territorio; creando connessioni, inoltre, con le energie positive del mondo delle associazioni e del terzo settore, dove possono esprimersi i valori della persona e della famiglia.
Dobbiamo lavorare per dare assistenza solo a favore delle persone effettivamente svantaggiate e per procurare a tutti gli altri, e maggiormente ai giovani, maggiore fiducia nel futuro, opportunità e occasioni di lavoro nelle attività e nelle iniziative dei privati.
( ….)
Ricordiamo in questo giorno anche tutte le persone che ci hanno lasciato in quest’ultimo anno e specialmente quelle scomparse in circostanze premature e tragiche. Un abbraccio affettuoso alle loro famiglie; e che il Signore le accolga fra le sue amorevoli braccia. Per tutti loro menziono il buon Totonno Chiappetta, che ci ha appena lasciati in modo prematuro: la città perde un pezzo della sua identità, del suo colore, della sua cultura, della sua arte, della sua bontà. Lo perde, però, solo apparentemente, perché rimane scolpito nelle nostre menti e nel nostro cuore. Anche a te, Totonno, e alla tua famiglia va il nostro buon Natale.
Concludo augurando a tutti, a me con voi, un Buonissimo Santo Natale e un anno nuovo pieno di una rinnovata fiducia verso il futuro, nella speranza che i valori della convivenza e della fratellanza prevalgano nei nostri sentimenti e che ci portino alla costanza nei comportamenti di solidarietà e attenzione nei confronti del prossimo, di qualsiasi colore razza o religione egli sia. Buon Natale in particolare alle persone sofferenti per malattie e a quelle che soffrono per gravi dispiaceri familiari e personali.
Auguri di cuore ai cosentini di tutta la Provincia.