Riceviamo e pubblichiamo il comunicato pervenutoci dall’ufficio stampa del Sindaco di Cassano allo Ionio Giovanni Papasso:
In merito alla nota diramata dai gruppi consiliari di centrodestra, relativa alla restituzione al bacino regionale di due lavoratori socialmente utili in forza al Comune di Cassano, decisa con delibera di Giunta Comunale n. 263/2013, ritengo sia necessario fare alcune puntualizzazioni per fugare, qualora ce ne fosse bisogno, ogni dubbio circa il senso discriminatorio e lesivo del diritto al lavoro della decisione assunta.
Mi preme precisare, innanzitutto, che l’iniziativa non è assolutamente finalizzata a colpire le famiglie, anche perché la restituzione al bacino non comporta il licenziamento, ma semplicemente l’assegnazione ad altri progetti e ad altri enti, con il conseguente mantenimento del sussidio e dell’integrazione regionale, mentre un’azione disciplinare condotta con obiettività e severità potrebbe effettivamente sfociare nel licenziamento, considerata la gravità dei fatti contestati ai due Lavoratori Socialmente Utili.
La restituzione al bacino regionale, invece, vuole significare semplicemente il fatto che i due lavoratori non sono, per i loro atteggiamenti, funzionali al buon andamento dell’attività amministrativa e alle finalità dei progetti socialmente utili di questo Comune.
Infatti, l’azione commessa dai due lavoratori, destinatari del provvedimento, è stata di una gravità inaudita e non si poteva in alcun modo lasciarla passare sottobanco, per non tradire il principio della sacralità del lavoro, che comporta diritti ma anche doveri, soprattutto l’obbligo di rifuggire da atti violenti ed aggressivi nei confronti di altri colleghi e sul posto di lavoro, anche in presenza di diverbi, che vanno sempre risolti in maniera civile e seguendo le regole della buona educazione.
Del resto i due LSU hanno nel tempo sistematicamente e reiteratamente mostrato atteggiamenti aggressivi ed ostili e questo è noto ai consiglieri che oggi siedono all’opposizione, che avrebbero dovuto pretendere anche nel passato il rispetto dei più elementari principi di civile convivenza sul posto di lavoro, principalmente quando questo è pubblico, soffermandosi a riflettere sul fatto che, comunque, ogni atto violento o prevaricatore è sempre diretto verso un’altra persona, che in quanto vittima va rispettata e salvaguardata.
Ci sono state molte occasioni per prendere tale posizione, a causa degli atteggiamenti oltraggiosi di qualcuno nei confronti non della mia umile persona ma dell’Istituzione che rappresento ed ho evitato di farlo.
Quindi nessuna ragione diversa alla base della decisione, ma semplicemente il dovere di vigilare affinché l’attività amministrativa e l’organizzazione del lavoro non vengano turbati da atti di violenza o da atteggiamenti aggressivi e prevaricatori, ma possano svolgersi in assoluta serenità, nel rispetto delle regole, guardando esclusivamente agli interessi dell’Ente ed al fine di dover garantire servizi ai cittadini.
La decisione è scaturita soprattutto dalla volontà di evitare la banalizzazione di certi avvenimenti che potrebbero spingere, nel futuro, altri a far valere le proprie ragioni con metodi che non appartengono alla democrazia e alla civiltà o, addirittura, a compiere atti ancora più gravi.
Ciò che intendo sottolineare è che sotto la mia sindacatura non sarà tollerata alcuna forma di violenza, per rispetto ad una città che ha già pagato prezzi, in termini di immagine, per i fatti gravi noti alle cronache.
La decisione, infine, è stata necessaria per una forma di rispetto nei confronti di tutti quei capifamiglia e di tutti i giovani di Cassano, che non hanno alcuna opportunità di lavoro, per la crisi economica in atto e non possono accettare che la pubblica amministrazione rimanga indifferente di fronte a certi atteggiamenti, messi in campo da chi ha la fortuna di avere un’occupazione e non riesce a salvaguardarla.