COSENZA – “La Regione che vogliano costruite è una Regione amica e solidale, vicina a quanti soffrono e vivono emarginazione, povertà e solitudine. Una Regione che include e non emargina, che non lascia indietro nessuno, che valorizza ed accompagna quanti sono impegnati quotidianamente nel mondo del volontariato e lavorano per dar vita a leggi, strumenti, luoghi e comunità di accoglienza e di reinserimento nella vita e nella società”.
E’ quanto ha detto, tra l’altro, Mario Oliverio, candidato alle primarie del centrosinistra per l’elezione del Presidente della Regione, intervenendo al convegno sul tema: “DOBBIAMO ARRIVARE PRIMA (prima che la loro vita si spezzi)” promosso dalla Comunità “Exodus” di Caccuri, alla presenza del suo fondatore, don Antonio Mazzi, dell’Arcivescovo della diocesi Crotone-Santa Severina, mons. Domenico Graziani e di diverse personalità impegnate nel sociale, nella sanità e nell’accoglienza invitate per ricordare il trentesimo anno di vita e di storia della Fondazione Exodus.
“Ecco perché –ha aggiunto Oliverio- non ci stancheremo mai di ripetere che quella a cui si deve dare vita è una Regione nuova e rinnovata, che deve spogliarsi della sua struttura elefantiaca per diventare un’istituzione snella e intelligente, capace di promuovere, favorire ed incoraggiare idee e progetti finalizzati alla lotta contro la povertà e la marginalità”.
“Per quanto ci riguarda –ha concluso Oliverio- impegneremo tutte le nostre forze e le nostre energie per fare in modo che anche qui in Calabria, come è già avvenuto altrove, si possano aprire quelle “strade impossibili” di cui parla don Antonio Mazzi, strade fatte di sfide quotidiane, fatiche e scommesse, strade che diventano percorsi di vita e di reinserimento per quanti vivono il dramma della tossicodipendenza e del disagio, strade sulle quali camminare insieme per recuperare vite e sogni”.
“Anche in Calabria –ha concluso Oliverio- è possibile dar vita ad iniziative ed esperienze di accoglienza senza che quanti operano in questo settore debbano essere costretti a sopportare ritardi estenuanti per veder riconosciuto e ripagato il loro lavoro. Anche quì, attraverso un forte patto tra istituzioni e mondo del volontariato si possono creare e sostenere luoghi, esperienze e strutture di accoglienza all’avanguardia, che ci consentano di “arrivare prima”, prima che la vita di tanti giovani, che rappresentano il futuro e la speranza della nostra società, si spezzi definitivamente”.