GIOIA TAURO (REGGIO CALABRIA) – “Questa volta le scarpe contraffatte! Altre volte sigarette e per non dire anche di importanti partite di droga! Tutto purtroppo – commenta Pietro Molinaro presidente di Coldiretti Calabria – va in un’unica direzione: alimentare la concorrenza sleale in tutti i settori produttivi e il circuito illegale della criminalità.”
Non dovrebbe essere sicuramente questo il ruolo del Porto di Gioia Tauro, avamposto commerciale nel mediterraneo, che si dimostra invece un vero e proprio “porto di mare” da dove può entrare di tutto. “Le forze dell’ordine, che ringraziamo, proseguono in una continua opera per bonificare un mercato libero dai materiali contraffatti e pericolosi, nonché per il rispetto del basilare principio di una concorrenza leale”, ma – aggiunge -questo non basta e in agricoltura le nell’agroalimentare lo sappiamo bene.
Valga per tutto il mercato del succo di agrumi (ma non solo), che come abbiamo dimostrato, entra nella nostra regione e magicamente diventa italiano, mettendo in crisi le nostre produzioni agrumicole. Vi è da dire, come testimoniano i rapporti delle forze dell’ordine , che gli articoli contraffatti, possono contare su un prezzo minore grazie alla pessima qualità dei materiali impiegati spesso dannosi alla salute, inquinano fortemente il mercato, già in ginocchio per le ripercussioni della crisi. Mantenere viva nell’agenda di governo il Porto di Gioia Tauro” – conclude Molinaro – “significa anche chiedere di investire in modo quasi scientifico sui controlli: questa ormai si appalesa sempre di più non solo una necessità bensì un obbligo.”