Roma-Il messaggio simbolico della bottiglia molotov lasciata davanti alla Procura Generale di Reggio Calabria è chiaro : i magistrati stanno lavorando bene e stanno colpendo interessi“intoccabili”. Cose come queste, in un Paese civile, non dovrebbero mai accadere : Reggio, la Calabria tutta e buona parte dell’Italia, sono ormai ostaggio di forze occulte che tentano di mantenere intatto un ordine criminale precostituito. Dietro quella bottiglia si legge anche la paura delle ’ndrine di fronte ad un nuovo e più potente ordine che si vuole imporre in città : l’ordine della legalità e dei cittadini, che si muove nelle maglie della giustizia e il cui obiettivo primario è ristabilire il diritto.
Condividiamo le preoccupazioni espresse, con il suo silenzio, dal procuratore generale Salvatore Di Landro, già vittima nel 2010 di un grave attentato sotto la sua abitazione, un’intimidazione che non lo ha fermato dal perseguire la sua missione a Reggio Calabria con una determinazione che gli fa onore. E tornano alla mente anche altri gravi episodi, come quello del 2010, con il bazooka fatto trovare in una zona poco distante l’ingresso della Dda- allora diretta da Giuseppe Pignatone, attuale Procuratore della Repubblica di Roma – e la storia giudiziaria che da li è partita e che ha visto i risvolti più impensabili.
Questo nuovo segnale della criminalità organizzata contro un palazzo di giustizia non va sottovalutato e confidiamo nell’azione degli inquirenti che, siamo certi, oltre ad aver già arrestato l’autore materiale del gesto criminale, riusciranno a delineare il contesto e le motivazioni alla sua base.
Certo è che, quale portavoce del Movimento 5 Stelle e membro della Commissione Antimafia, non posso che rinnovare la mia solidarietà ai magistrati che lottano quotidianamente in prima linea contro la ’ndrangheta e il suo smisurato potere in una regione che dovrà invece diventare il fiore all’occhiello del Mediterraneo. E rilancio il mio appello alla società civile di Reggio e della Calabria intera affinché prendano in mano le redini del loro destino, della loro terra.
I magistrati sappiano che non sono soli e che tutti noi sapremo fargli sentire la nostra vicinanza : non possiamo più permetterci di aver paura.