Palermo: “Non ci sono alternative alle primarie”

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COSENZA – Il popolo del centrosinistra ritorna ancora una volta a votare, dopo l’avventura delle primarie per il candidato premier di qualche settimana fa, ora è la volta di quelle per il Parlamento fissate per il 29 e 30 dicembre prossimi. Tra i candidati illustri che hanno beneficiato della deroga dopo una lunga carriera parlamentare, a tentare la scalata verso Roma ci sono anche molti giovani impegnati nei partiti, tra questi l’attivista trentaduenne Antonio Palermo che, bruciando sul tempo nomi del calibro di Eva Catizone ed Enzo Paolini, annuncia la sua candidatura per Sel.

Perché ha deciso di candidarsi alle primarie parlamentari del Pd?

La mia non è stata una scelta personale, da tempo sono impegnato in un progetto coraggioso di cambiamento per la Calabria. All’interno di Sel abbiamo costituito un circolo tematico, “SudAlterno”, fatto di intellettuali, studenti e cittadini impegnati nel sociale. Con questi compagni d’avventura e con la loro passione civile, abbiamo organizzato tante manifestazioni per mostrare che in Calabria si può fare la buona politica. Abbiamo detto e ribadito con forza che un’altra Calabria è possibile con più diritti, con il rispetto dei beni comuni e dell’ambiente, lottando contro le mafie, le baronie ed i potentati locali che soffocano lo sviluppo della nostra meravigliosa terra. In tutto questo mi considero orgoglioso che i miei compagni mi abbiano chiesto di combattere questa battaglia durissima in prima persona. Non sono solo, la politica è stare insieme per risolvere problemi, con questo spirito andremo avanti.

Come giudica l’occasione data agli elettori di poter scegliere il proprio candidato in parlamento?

E’ un grande cambiamento, con una legge elettorale sciagurata come questa il rischio di mandare in parlamento dei “faccendieri” era molto concreto. Adesso è possibile chiedere che le persone si esprimano, questo serve a prevenire gli abusi che abbiamo osservato nell’ultima legislatura. Sono felice che il centro-sinistra abbia raccolto questa istanza che proveniva con forza dalla società, servirà sicuramente a favorire il confronto sui programmi, com’è stato per le primarie per il candidato alla presidenza del consiglio. Senza le primarie sarebbe stata veramente difficile una candidatura come la mia, che esce dagli schemi consolidati. E’ importante sottolineare che la destra, invece, continua a prediligere le nomine blindate fatte in stanze chiuse, relegando gli elettori al ruolo di sudditi.

Tra le novità più importanti stabilite dal partito c’è la quota del 33% di candidature sicure per le donne, crede che questa decisione possa apportare un cambiamento positivo nello scenario politico?

Si può e si deve andare oltre, la rappresentanza femminile continua ad essere sottodimensionata rispetto al ruolo centrale che le donne hanno nella società. In ogni caso è un passo importante, combinare insieme le primarie con una quota di candidate permetterà di presentare in parlamento non una “quota rosa” in quanto tale ma una “quota rosa qualificata” che permetterà sicuramente un mutamento radicale della qualità delle politiche messe in atto nella prossima legislatura.

Cosa tiene insieme moderati e Sel?

Essere “moderati” non vuol dire nulla nel concreto, è una categoria politica che non concepisco. Sui temi specifici più volte il partito “moderato” per eccellenza che dovrebbe essere l’Udc ha avuto posizioni oscurantiste ed anacronistiche, come lo scandalo della legge sulla procreazione assistita, o sui diritti negati alle coppie di fatto, per non parlare delle strenue opposizioni messe in atto nei confronti di provvedimenti che regolamentino il fine vita. Su questi temi Casini è un estremista. Diverso è il rapporto con i cattolici democratici, che stanno dentro e fuori il PD. Il programma di Sel prevede la difesa dei diritti dei lavoratori, una legge per il reddito d’esistenza, la tutela dell’ambiente e gli investimenti culturali. Sono tutte politiche economiche condivise dal cattolicesimo democratico.

I vecchi parlamentari, con più di 15 anni di legislatura alle spalle, per candidarsi hanno dovuto chiedere una deroga al partito, non c’è il rischio che nella politica i giovani siano ancora una piccola minoranza?

L’Italia è per molti versi un paese bloccato, in tutti i settori, non solo in quello politico. Contrariamente agli altri paesi europei ai giovani non viene concesso spazio per emergere. Per quello che ci riguarda, consideriamo le primarie importanti proprio per contribuire a modificare questa situazione, spero che gli elettori ci seguano, dimostrando nei fatti che vogliono il cambiamento. Mantenere l’esperienza nei gruppi dirigenti è importante, ma rendere contendibile l’accesso al parlamento serve a dimostrare che i giovani possono contribuire in prima persona. L’entusiasmo con cui gli studenti hanno accolto Nichi Vendola all’Unical ci dimostra che c’è voglia di cambiare. Questo è un patrimonio di entusiasmo che non dobbiamo deludere e noi ci impegneremo al massimo per realizzarlo.

Possiamo definire la partecipazione dei semplici militanti e degli esponenti locali a queste primarie come una prima forma concretizzazione di quel famoso progetto di rinnovamento di cui tanto si parla?

Con una legge elettorale come il “Porcellum”, non ci sono alternative alle primarie: non si può indugiare oltre, sono i cittadini a dover scegliere i candidati. Non solo gli iscritti al partito, e non solo gli iscritti alle primarie del 25 novembre, ma tutti i cittadini, anzi prima di tutto coloro che, fuori dai partiti – e sono tanti, anche in Calabria – senza tessere e appartenenze, costruiscono cittadinanza attiva, cooperazione e impegno sociale. A tutti questi soggetti mi piacerebbe che il mio partito aprisse le sue primarie per scegliere i candidati al parlamento italiano.

Gaia Santolla

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