RENDE– Dopo interminabili silenzi, utili solo per coprire i soliti tatticismi, il Senato Accademico ha fissato le date per l’elezione del Rettore. La segreteria UIL esprime soddisfazione per l’avvio di questa nuova fase che potrà e dovrà far luce sul prossimo futuro dell’UNICAL. Bene hanno fatto Patrizia Piro e Girolamo Giordano che per primi hanno annunciato le proprie candidature, rompendo il silenzio in cui, per troppo tempo, si è rifugiata la comunità universitaria. Bene CGIL CISL UIL prima ed il gruppo UNICAL 2020 poi, che per far emergere il ruolo dell’Ateneo nella società calabrese, hanno promosso confronti dialettici necessari per fare chiarezza su persone e programmi. Chiare le candidature di Gino Crisci e Marcello Maggiolini, meno quelle “ancora nebbiose” di Mimmo Cersosimo e di Giuseppe Cocorullo. Apprezzamento, quindi, al Senato Accademico per la decisione di indire subito le elezioni del Rettore, obbligando la comunità a rompere il muro dell’omertà e dell’ipocrisia. Soddisfazione da parte della UIL che, soprattutto, negli ultimi due anni, ha alimentato molto il dibattito, con toni molto duri nei confronti di una gestione che ha privilegiato l’opacità rispetto alla trasparenza, la conservazione rispetto all’innovazione, il calcolo personale rispetto al bene collettivo. Giudizi, quelli della UIL, che, in qualche modo, trovano conferma nelle prime dichiarazioni dei candidati che, ora, dovranno mettere a punto un programma alternativo per assicurare, nel panorama nazionale, la sopravvivenza ed un ruolo di primo piano all’Ateneo. Secondo la UIL è necessaria la riformulazione dello Statuto, che tenga conto anche della eleggibilità del Consiglio di Amministrazione, dei Regolamenti, la revisione della struttura organizzativa dell’Amministrazione, dei Dipartimenti e, soprattutto, dei Centri, nati per essere luoghi di servizio per didattica e ricerca ma diventati, nel tempo, nicchie di potere. Imprescindibile è la riorganizzazione del personale, che deve garantire il principio di netta distinzione fra indirizzo e controllo, da una parte, e gestione, dall’altra. Necessario è riaffermare la centralità dello studente, come obiettivo per la definizione delle politiche dell’Ateneo, per salvaguardare il diritto allo studio e per rilanciare il ruolo del Centro Residenziale. Necessario è rimodulare l’offerta formativa, che appare inadeguata e ridondante, orientata all’autoreferenzialità. Non è possibile ignorare il calo, ormai costante, di iscrizioni e di interesse da parte degli studenti, non è possibile continuare ad utilizzare un sistema di orientamento autoreferenziale, che disorienta, illudendo con costose attività promozionali e propagandistiche, e che costringe gli studenti a ripiegare, per mancanza di posti, su corsi di studio alternativi. Solo una minoranza riesce a immatricolarsi nei corsi desiderati, mentre la maggior parte deve accontentarsi di quelli che restano. Bisognerebbe chiedersi che senso abbia e che onestà intellettuale si dimostri nel proporre corsi di azzeramento, della durata di una settimana, per colmare deficit profondi nella formazione. Bisognerebbe chiedersi che senso abbia proporre test di ingresso per corsi di laurea le cui domande non raggiungono nemmeno la metà dei posti offerti o per quei corsi per i quali il Ministero finanzia, con apposite risorse, le immatricolazioni. Bisognerebbe chiedersi che senso abbia precludere, la mobilità interna degli studenti con barriere insormontabili, – crediti insostenibili richiesti per i passaggi di corso quando sono disponibili i posti –, barriere che di fatto incidono sulle politiche del diritto allo studio e che rafforzano un’anarchia basata sulla libera iniziativa dei singoli docenti dei corsi di studio, i quali, invece di soccorrere gli studenti più in difficoltà, si ritagliano margini operativi per proporre Master o iniziative imprenditoriali di dubbia efficacia. Bisognerebbe chiedersi che senso abbia continuare a lamentarsi dei tagli all’FFO quando uno tsunami di risorse si è abbattuto sull’Ateneo – si parla di 50 milioni di euro per progetti di ricerca, che vengono utilizzati anche nelle iniziative più estemporanee, che fanno stare meglio chi sta bene e peggio chi sta male, oltre a 30 milioni per il Piano per il Sud, destinati al completamento dei cantieri edilizi. Bisognerebbe chiedersi che senso abbia parlare di valutazione, di meritocrazia, di rispetto delle regole, quando le relazioni sindacali sono diventate un fatto privato del Rettore e Direttore Generale per alimentare una gestione populistica e distribuire, da un lato, a pioggia, le risorse pubbliche e, dall’altro, favorire forti differenze stipendiali con compensi accessori derivanti da altre attività, ancora una volta per fare stare meglio chi sta bene e peggio chi sta male. Ancora, che senso abbia, in una riorganizzazione parziale delle strutture, aver assegnato il personale tenendo in considerazione non criteri oggettivi ma “vicinanze personali”. Bisognerebbe chiedersi che senso abbia dichiararsi parte civile nel processo riguardante una misera vicenda quando passano inosservati danni milionari al bilancio dell’Ateneo o quando restano nell’ombra i risultati degli investimenti a sostegno degli spin off e di altre iniziative imprenditoriali. Bisognerebbe chiedersi che senso abbia aver abolito le Facoltà, aver ridotto il numero dei Dipartimenti e, drasticamente, il personale senza aver recuperato un solo metro quadrato a spazi pubblici, per aule, per nuovi servizi. Come mai, pur avendo il migliore rapporto superficie aule/studenti, questi ultimi siano costretti a sovrapposizioni ed a concentrazioni di corsi. Bisognerebbe chiedersi come mai l’enorme patrimonio edilizio rappresenti solo un costo per l’Ateneo, che fine abbia fatto il piano commerciale, che poteva garantire un uso razionale di questo patrimonio, una fonte finanziaria consistente. Come mai, mentre si assiste ad una crescita costante di iniziative commerciali e residenziali lungo il perimetro del Campus, nessuna attività venga proposta al suo interno, anzi si prospetta la chiusura della foresteria, quando all’esterno si assiste al fiorire di bed&breakfast. Bisognerebbe chiedersi che senso abbia parlare di Internazionalizzazione e procedere contestualmente alla dismissione del Centro Residenziale, che è lo strumento essenziale per praticare una reale politica di attrazione nei confronti degli studenti stranieri. Bisognerebbe chiedersi che senso abbia parlare di giovani e di futuro e poi attuare politiche riguardanti i vecchi ed il presente, tagliare i fondi per i precari e tenere in vita privilegi, perpetuare sprechi – è il caso dell’energia, del patrimonio immobiliare, degli investimenti senza verifiche dei risultati. Il Sindacato UIL UNICAL vuole ribadire, come contributo al dibattito, tutti i temi che gli sono cari, nella convinzione che la situazione economico-sociale in cui versa il paese, l’onestà intellettuale, unitamente ad una visione etica del proprio ruolo, possa profondamente modificare i comportamenti di ciascuno, al fine di anteporre il generale al particolare, la forza della ragione alla ragione della forza. In sintesi, rispetto agli ultimi anni di gestione, la UIL auspica un cambiamento radicale di stile, di metodo e di merito. Ci si aspetta, quindi, dal nuovo Rettore una reale inversione di rotta, che dia senso alle cose, che sposti l’attenzione dai soggetti agli oggetti, che instauri uno stile sobrio e partecipato, che riduca le distanze fra chi ha più e chi ha meno, che faccia della condivisione e della trasparenza una delle caratteristiche fondamentali del nuovo governo.