Rifiuti tossici: da Vicenza all’Aspromonte, viaggio di sola andata

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Parliamo di un viaggio dal Nord al Sud, ma non per descrivere un itinerario la cui meta è prediletta dai turisti per i soggiorni estivi, attratti dalle bellezze paesaggistiche che offre il territorio. Sullo sfondo il percorso di alcuni camion carichi di scorie radioattive che non partono dai soliti posti noti, come Crotone, Napoli e Treviso ma da una grossa acciaieria, la Beltrame S.p.a., alle porte di Vicenza, da cui si avviano i motori di camion carichi di scarichi industriali che contengono dosi di metallo pesante elevatissime di cui parte viene riversata anche all’interno di cantieri aperti a sud di Vicenza, finalizzati al completamento dell’autostrada Valdastico, e ben coperto sotto cumuli di cemento. Le imprese colluse fanno capo al Gruppo Locatelli e alla Serenissima Costruzione, responsabili della gestione e della costruzione dell’autostrada. La Serenissima fa capo alla società con capitali pubblici, presieduta dal leghista Attilio Schneck, che possiede anche la concessione della Brescia-Padova. Il gruppo Locatelli, invece, è al centro dell’inchiesta per corruzione che ha fatto finire in cella Franco Cristiani Nicoli, vicepresidente della Regione Lombardia, accusato per una tangente versata dall’amministratore delegato Pierluca Locatelli.

Dietro tali traffici riguardo lo smaltimento illegale si staglia sempre la potente ramificazione della ‘Ndrangheta. Ad essere intercettati dalla distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, il capo “Corona” Vincenzo Melia e il suo consigliere Nicola Romano mentre dialogavano e uno dei due riferiva che «ne hanno atterrati di questi cosi tossici qui nella montagna, che glieli hanno portati i “pianoti”, che lì a Gioia Tauro dice che stanno scoppiando, che Dio ce ne liberi».  Romano: «E che li hanno portati pure là sopra a Platì, nel “Piano Catanzaro” che l’acqua lì non la prende più nessuno».

Ne hanno parlato informatori delle forze dell’ordine e pentiti per anni, indicando anche dei luoghi dove andare a cercare in Aspromonte sin dagli anni ’70, in particolare nelle zone montuose, come Antonimina o Ciminà, anche in assenza di cantieri e impianti di vario tipo. Ma finora quasi sempre è stato fatto un buco nell’acqua. Tuttavia la Dia di Reggio Calabria ha continuato imperterrita nelle indagini ed ha ancora un fascicolo aperto contro ignoti dal 2008 per cercare di dare risposte concrete alle leggende sulle scorie radioattive al di sotto la terra calabrese.

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