Non stupisce, ma preoccupa la protesta dei migranti ospiti del Cara di Isola Capo Rizzuto. La situazione dei richiedenti asilo attualmente ospitati nella struttura gestita dalle Misericordie deve essere diventata insostenibile, tanto da causare il blocco dei voli dell’aeroporto di Crotone e il blocco della statale 106 da parte di centinaia di migranti. Quello di ieri non è un caso isolato, l’ennesimo purtroppo che va ad aggiungersi alle proteste del 12 marzo scorso dei minori migranti del centro di Poggio Pudano, e la protesta di inizio mese degli ospiti nord africani alloggiati all’ex hotel Ninfa Marina di Amantea. Già nella mia visita al Sant’Anna, nello scorso ottobre, denunciai la poca trasparenza con cui veniva erogato il pocket money ai beneficiari, l’ente gestore fornisce un credito di cinque euro ogni due giorni che gli ospiti possono spendere solo all’interno del centro, con prezzi relativi, perché fissati dal fornitore. Questa una delle questioni che hanno portato allo stato di agitazione di questi giorni. Altra questione cruciale è la lentezza del disbrigo delle pratiche che riguardano i migranti per il riconoscimento dello status di rifugiati. I richiedenti asilo, persone in fuga da paesi in guerra e da realtà drammatiche, arrivano nel nostro paese non per rimanerci. Invece sono costretti a “sostare” nei centri di accoglienza per lunghi mesi. Per loro diventa una prigionia, per i gestori molto spesso, un business a spese del cittadino italiano, come dimostra lo scandalo Mafia Capitale. Durante i colloqui avuti con gli ospiti del Sant’Anna, sono state diverse le istanze portate alla mia attenzione, dall’inadeguatezza qualitativa e quantitativa dei pasti, alla mancata erogazione del kit al momento dell’arrivo. Perfino gli accertamenti sanitari presentavano criticità, tenuto conto che nessun accertamento specifico veniva effettuato sugli ospiti al loro ingresso nel centro, limitandosi al controllo della temperatura e della pressione e ad una auto dichiarazione sull’assenza di malattie, senza contare il fatto, alquanto strano, che gli accertamenti sanitari fossero gestiti dal medesimo soggetto che gestisce la struttura, senza coinvolgere strutture sanitarie pubbliche. Le nostre denunce hanno contribuito a riaccendere i riflettori su queste strutture, sono state fra l’altro riprese in inchieste come quella di andata in onda nelle scorse settimane nella trasmissione de La7 “Servizio Pubblico” e l’approfondimento del periodico “L’Espresso”, risvegliando le coscienze dei migranti, stanchi e frustrati da questa sorta di limbo in cui sono costretti. È tempo che anche qualche coscienza istituzionale si risvegli, nel frattempo, come Movimento 5 Stelle continueremo a tenere alta l’attenzione sulla gestione di queste strutture, sovvenzionate, è bene ricordarlo, interamente con soldi pubblici.