Sulle polemiche seguite all’annullamento del Premio Nausica dedicato all’ accoglienza, che quest’anno avrebbe dovuto premiare a Lamezia Terme il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, interviene anche Ruggero Pegna, lametino e autore del romanzo Il cacciatore di meduse, la storia di un piccolo migrante somalo sbarcato proprio a Lampedusa alla quale, questa settimana, anche la popolare rivista Panorama ha dedicato la copertina dei 20 libri da leggere sul tema dell’immigrazione.
Questo il pare di Pegna sul caso del Premio Nausica, Pegna esprime il suo parere: “L’idea di un premio del genere è molto bella e, se vogliamo, anche originale. L’accoglienza è uno degli aspetti della convivenza tra uomini; un fattore che rappresenta e misura generosità, sensibilità e umanità. Premiare chi si distingue su questo tema, penso che sia un riconoscimento al coefficiente di civiltà di un singolo ma anche della collettività che rappresenta. L’ accoglienza, come l’ospitalità, non è un qualcosa di politico, ma di cultura, mentalità, emotività, espressione dei sentimenti.
La polemica che leggo, anche da parte di persone che ignoravano l’esistenza di questo premio, mi sembra esagerata, sebbene un simile evento, a mio parere, non si sarebbe dovuto annullare, se non per specifica ordinanza di organi preposti al controllo dell’ordine pubblico. Non conosco misure in tal senso. Il tutto si è fatto e disfatto nell’ambito delle valutazioni degli stessi organizzatori. In merito alle accuse rivolte a Lamezia, città dove sono nato e vivo, registro piuttosto a suo favore una grande capacità di tolleranza e accoglienza, visto che qui risiede una delle più numerose e inquiete comunità rom che, a dire la verità, produce notevoli disagi, soprattutto in termini di microcriminalità e sicurezza complessiva. Non solo, a Lamezia risiedono molti immigrati, perfettamente integrati, e vari soggetti che lavorano nel sociale e nell’accoglienza, che si sono distinti e si distinguono anche su scala nazionale. Personalmente – conclude Pegna – penso che questa polemica sia da relegare alla sfera della dialettica politica e la scelta personale di chi doveva organizzare l’evento, certamente in buona fede e, forse, per eccesso di cautela, non debba investire un’intera città accogliente e generosa che, come dice il nonno del personaggio del mio libro, ha sempre dimostrato che la bontà si misura dal colore del cuore”.