TREBISACCE (CS) – Anche nel weekend sono proseguiti i controlli sull’attività di pesca da parte della Capitaneria di porto di Corigliano e dell’ufficio locale marittimo di Trebisacce, agli ordini del Capitano di Fregata (CP) Francesco Perrotti. Nel fine settimana, la complessa attività di intelligence ed appostamenti sul tratto di litorale dell’alto Jonio cosentino tra Trebisacce e Roseto Capo Spulico, ha permesso il sequestro di oltre 200 chili di novellame di sarda, appena sbarcati e pronti per essere commercializzati.
Il prodotto ittico sequestrato, giudicato non idoneo al consumo umano dai veterinari dell’Azienda Sanitaria Provinciale intervenuti sul posto a richiesta della Guardia costiera, è stato quindi avviato alla distruzione.
I responsabili della pesca illegale di novellame sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Castrovillari per la violazione dell’art. 7 comma 1 lettera a) del Decreto legislativo n. 4/2012 e del Regolamento (CE) n.1967/2006.
Il controllo alla filiera della pesca prosegue quindi con tolleranza zero verso coloro che di fatto effettuano attività illecite in mare quali la pesca del novellame e quella a strascico sottocosta.
Queste forme di pesca illegale danneggiano le risorse ittiche a danno innanzitutto della stessa categoria dei pescatori professionali e di quanti dal mare traggono risorsa per il sostentamento, in quanto con lo sfruttamento indiscriminato e la cattura del novellame e di pesce sottomisura si impedisce alle specie ittiche dei nostri mari di raggiungere la taglia minima consentita per la commercializzazione e per la riproduzione.
La Guardia Costiera ricorda che l’indiscriminato sfruttamento del novellame di sarda è da tempo vietato dalla normativa comunitaria e nazionale ed i controlli, intensificati dall’inizio dell’anno, effettuati con pattuglie in tandem via terra e via mare, proseguiranno anche nei prossimi giorni.
Oltre alla pesca ed alla commercializzazione, da qualunque parte provenga, del novellame è vietata anche la mera detenzione: pertanto, anche il consumatore finale del “bianchetto” commette un reato.