A cinque anni dalla rivolta di Rosarno la Coldiretti sfida la Coca-Cola a confrontarsi sulla catena di sfruttamento ad Expo 2015

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CATANZARO – Nell’anno di Expo Milano il problema Rosarno, sostenuto dal Governo Regionale  abbia diritto di cittadinanza e sia simbolo di riscatto

“Non un solo ricordo, che pure è importante, ma occorre rimettere in moto la filiera produttiva agrumicola da industria nella Piana di Rosarno – Gioia Tauro sarebbe un bel biglietto da visita per la Calabria in vista di Expo Milano 2015”. Pietro Molinaro presidente di Coldiretti Calabria rilancia a cinque anni dalla rivolta di Rosarno che, fece il giro del mondo facendo apparire in negativo la Calabria che vide messi in discussioni valori quali l’accoglienza e la solidarietà che invece sono un tutt’uno con popolo calabrese. Rinnova anche la sfida a Coca-Cola a confrontarsi in occasione di Expo 2015. “Sarebbe una grande occasione  – aggiunge – nella più importante rassegna mondiale del cibo dove alla base non vi è solo una mera esposizione di prodotti (sarebbe poca cosa) ma proprio i modelli di sviluppo durevole e sostenibile che appartengono ai popoli e non alle logiche delle multinazionali”. Alla base vi è un problema economico e di giustizia sociale ed equità e questo rappresenta la punta dell’iceberg rappresentata dalla catena di sfruttamento alimentata dalle industrie italiane di bibite e dalle multinazionali quali la Coca-Cola che resistono impenitenti all’innalzamento della percentuale di succo nelle bibite dal 12 al 20% come previsto dalla normativa e ritengono applicabile una legge del 1961.” Come Coldiretti noi continuiamo e non ci arrendiamo, abbiamo smascherato questa trappola  e messo in discussione protezioni, certezze e rendite. Il disagio sociale, ha toccato i lavoratori extra-comunitari ma anche i produttori agricoli che vedono sottopagato il loro lavoro poiché con meno di 15 centesimi la filiera non è remunerativa. Nonostante le promesse anche in sedi ufficiali di governo che parlavano perfino di investimenti, la più nota multinazionale delle bibite ha abbandonato il campo rifornendosi di succo altrove. Un tema caldo è sicuramente rappresentato dal ruolo che ha il porto di Gioia Tauro. Perché – chiede Molinaro – l’autorità Portuale di Gioia Tauro nonostante le rassicurazioni non rende pubblici i dati sull’ importazione di succo da altri paesi? E poi ancora, perché il succo arriva a Gioia Tauro sapendo che in Calabria non vi è un insediamento industriale di bibite? Forse, e il dubbio è una certezza e che da noi per strani e misteriosi accordi o connivenze il succo diventa    magicamente italiano a danno evidentemente del nostro e allora solo in questo caso il porto è una zona franca nel senso che è senza controllo. L’indicazione obbligatoria di origine in etichetta e ormai una misura non più rinviabile.  Va assolutamente ripresa l’iniziativa – chiede a gran voce Molinaro –  il nuovo Governo Regionale faccia di Rosarno una bandiera simbolo di riscatto  di una delle zone più importanti e significative dell’agroalimentare calabrese e ponga la questione a livello nazionale con il coinvolgimento della delegazione dei parlamentari calabresi convinti che come già accaduto si  possono ritrovare adesioni da tutto il Parlamento e tutto questo è utile a far trovare il diritto di cittadinanza ad Expo Milano la vicenda di Rosarno che porta con se tutte le contraddizioni di un modello negativo di sfruttamento. Chiediamo – aggiunge Molinaro – una forte presa di posizione per una sfida che deve diventare un modello di sviluppo per la regione e dobbiamo farlo  al più presto a fronte della drammaticità sociale ed economica.

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