“Occorre sostenere e rimettere in moto l’attività della magistratura per vincere la sfida contro le ’ndrine.”
“Che senso ha sminuire l’opera della magistratura se vogliamo riuscire a sgominare le associazioni criminali di stampo mafioso? Ce lo stiamo chiedendo ormai da tempo senza riuscire a darci risposte esaurienti. Se c’è un problema si mettono in campo tutte le soluzioni possibili per cercare di risolverlo e, invece, nel sistema della giustizia italiana, i problemi si acuiscono, gli appelli si moltiplicano ma tutto resta immutato.
Come Movimento 5 Stelle non possiamo rimanere sordi alle richieste legittime di chi si trova a lavorare contro la ’ndrangheta e, nel contempo, fronteggiare mille emergenze giornaliere. Il presidente vicario della Corte d’appello, Bruno Arcuri, lo ha detto chiaramente nel corso delle cerimonia dell’anno giudiziario: le scoperture d’organico a Catanzaro e a Vibo Valentia sono così consistenti che potrebbero paralizzare l’attività giurisdizionale di quei tribunali ; e, ancora, rileva problemi gravissimi anche al Tribunale di Crotone, che completano un quadro già desolante.
La vergogna ci assale quando ascoltiamo il procuratore generale Consolo dichiarare che, da anni, ha portato all’attenzione del ministero, del CSM e della Commissione parlamentare Antimafia la difficile situazione degli uffici giudiziari senza per questo essere riuscito a risollevare le sorti dei distretti, dove le gravi carenze di organico hanno comportato «la definizione di una parte dei processi con sentenza di non doversi procedere per intervenuta prescrizione, a volte già in primo grado».
Tutto ciò è ingiustificabile.
Siamo testimoni di un fatto che non ci saremmo mai aspettati di rilevare nelle istituzioni : mentre la magistratura mendica ciò che le necessita per far funzionare al meglio la macchina della giustizia, la ’ndrangheta si riorganizza all’ombra dello Stato, diventa più forte e fa un ulteriore salto di qualità. Un risvolto inquietante che – di per sé – dovrebbe convincere uno Stato che si preoccupa solo di svendere i beni pubblici a sbloccare fondi in difesa dei presidi di giustizia, libertà e sicurezza. Mentre non si riesce a recidere alla radice il perverso connubio politica-criminalità organizzata – con il 416ter bloccato da forze politiche terrorizzate dalla possibile perdita della loro impunità e la Legge Lazzati depotenziata rispetto alla sua forza d’impatto – la giustizia italiana è in liquidazione per mancanza di risorse : assistere in silenzio sarebbe, più che complicità, un crimine imperdonabile”.
Avv. Francesco Molinari – M5S
Cittadino eletto al Senato
Vice Presidente Comm. Finanze e Tesoro
Capogruppo Comm. Politiche Europee