Ciarletta scrive alla ministra Lanzetta

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CATANZARO – La consigliera di Parità Stella Ciarletta ha scritto alla ministra Maria Carmela Lanzetta per sottoporre alla sua attenzione la questione del taglio al Fondo Nazionale per le Consigliere di Parità e chiedendo un impegno diretto per le politiche del lavoro femminili in Calabria.

“Cara Ministra Lanzetta, conoscendo la attenzione che contraddistingue il Suo lavoro nei confronti del Sud ed, in particolare della Calabria, con questa mia nota vorrei metterLa a conoscenza delle difficoltà in cui lavorano le consigliere di parità. Come Lei ben sa, la Rete delle consigliere è un organismo del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che funziona da coordinamento per le consigliere dei diversi territori (Nazionale, Regionali e Provinciali). E proprio come Rete si sta producendo un documento condiviso che presto sarà inviato ai ministeri competenti per denunciare il disagio in cui le consigliere operano. La mia lettera vuole essere, invece, un appello alla Sua sensibilità perché possa prendere a cuore questo importante problema. Il Codice Pari Opportunità prevede lo stanziamento di un Fondo Nazionale per le attività delle consigliere di parità, che di anno in anno, negli ultimi tempi è stato sistematicamente ridotto. Questo non ha mai impedito, malgrado le crescenti difficoltà, alle consigliere di svolgere i compiti di promozione delle pari opportunità sul lavoro e di lotta alle discriminazioni. Tuttavia, la situazione oggi è diventata insostenibile. Alla fine del 2013 è circolata una bozza di riparto del Fondo relativo alle risorse per all’anno 2013 (perché si viaggia sempre con un anno di ritardo!) assolutamente inaccettabile, dove alla Calabria venivano assegnati 1.875,87 euro da destinare alle attività di tutte le consigliere, regionali e provinciali, con la previsione di una indennità mensile pari, rispettivamente, a 16 e 12 euro mensili lorde. Il Fondo ammontava a 315.000 euro, di cui oltre l’80 percento veniva riservato alle regioni a statuto speciale. Dopo essere riuscite a bloccare questo provvedimento in Conferenza Unificata Stato Regioni, ad oggi non si sa più che fine abbia fatto.

Attualmente siamo nella condizione di non conoscere l’eventuale dotazione per l’anno 2013, né i criteri di riparto dello stesso tra le regioni. Sono preoccupata, cara Ministra, perché fino ad oggi la consigliera di parità, nel nostro territorio, ha rappresentato un punto di riferimento per tutte le donne discriminate sul lavoro, in un contesto di sostanziale inerzia delle politiche territoriali di genere di fronte ad un fenomeno dilagante di disoccupazione femminile, di precariato nella migliore delle ipotesi e quasi sempre di lavoro nero sottopagato. Personalmente ho ricevuto centinaia di casi e grazie alla legittimazione ad agire in giudizio, che è specifica del ruolo che rivesto, ho assistito diverse lavoratrici arrivando a sentenze importanti, di cui ho avuto l’onore di metterLa già a conoscenza. Ma adesso anche questa azione di tutela viene messa in discussione. Aldilà degli aspetti economici paradossali che ci sono riservati, per i quali siamo noi le prime lavoratrici ad essere discriminate, quello che oggi sono a denunciare con questa lettera è il sostanziale annientamento allo stato di ogni possibilità di continuare a lavorare. Ho dovuto rinunciare a iscrivere a ruolo due importanti casi di discriminazioni collettive ed una individuale perché il contributo unificato da versare per queste tipologie di cause è di 1800 euro ciascuna! Anche questo a mio avviso è un paradosso, perché le cause di discriminazioni dovrebbero essere, invece, esenti per materia da qualsiasi contribuzione fiscale.

Mi sembra evidente che dietro lo svuotamento delle risorse, si annidi un pericoloso processo culturale di svalutazione del ruolo degli organismi di parità e di conseguenze delle politiche di genere. E questo avviene in un momento storico di grande difficoltà per le donne, nel quale invece la politica, la Bella Politica, dovrebbe capire che queste sono le migliori risorse su cui investire per il futuro della Calabria e di tutto il Paese. Sono preoccupata, cara Ministra, e per la prima volta condivido pubblicamente questo sentimento perché ripongo fiducia nella Sua figura istituzionale e nella Sua sensibilità di donna calabrese. Mi auguro che questo appello venga colto per quello che è: non sono con il cappello in mano a chiedere risorse, consapevole delle difficoltà che il Governo affronta in questo momento, ma denuncio un calo di attenzione istituzionale su una questione fondamentale quale quella delle politiche di pari opportunità, chiedendoLe un impegno diretto e concreto per il lavoro delle donne e per quelle calabresi in particolare”.

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