Coldiretti Calabria: nel progetto riordino enti regionali del sottosegretario Sarra troppa indeterminatezza

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L’accattivante titolo “Riordino enti,aziende regionali, fondazioni, agenzie regionali, società e consorzi comunquedenominati, con esclusione della sanità” è quello della Proposta di Legge che il sottosegretario Alberto Sarra ha presentato e consegnato recentemente ai componenti la V Commissione Consiliare  Riforme e Decentramento. La Coldiretti Calabria in una lettera inviata allo stesso sottosegretario al Presidente Magno. ai componenti la Commissione Consiliare a Scopelliti e a Trematerra  scrive “che pur se il titolo fa ben sperare in realtà per impianto complessivo più che una risposta si qualifica solo per una serie di enunciati.”. La Coldiretti preoccupata poi va più nel profondo. La Proposta Sarra, – scrive nella lettera a firma del presidente regionale Molinaro – si caratterizza per una idea di accorpamento di alcuni enti sub-regionali, forse sull’onda di tagli ai costi della politica ma lascia in realtà innumerevoli margini di discrezionalità e indeterminatezza. La preoccupazione, è solo di ridurre alcuni Consigli di Amministrazione, che di per se è una buona cosa, ma mancano i riscontri oggettivi, in grado di prevedere risparmi sul bilancio regionale ed una efficace realizzazione degli obiettivi. In questi due anni e mezzo, viste le importanti deleghe in capo al Sottosegretario ci si aspettava che si  ponesse mano alla semplificazione e sburocratizzazione della macchina amministrativa regionale, in modo da porre fine all’interminabile sequela di passaggi burocratici, che vanno, per esempio, dalla richiesta di finanziamento al pagamento alle imprese: ne abbiamo contati e documentati ben 32!

La Coldiretti definisce emblematico FINCALABRA SpA, che nelle intenzioni del legislatore e attese delle imprese, doveva essere determinante per il credito. La Riforma Sarra la trasforma in una holding-carrozzone, che già si è caricata sulle spalle Sviluppo Italia, e adesso, dovrebbe rilevare alcune partecipazioni azionarie di strutture fallimentari in capo alla Regione con un progressivo e definitivo snaturamento di quello che è il suo “core business”. I  Consorzi di Bonifica, sono Enti vigilati dalla Regione, impropriamente vengono tirati in ballo facendo di tutta l’erba un fascio. Questi Enti di autogoverno degli agricoltori,  sono stati recentemente oggetto di una “vera riforma condivisa”. Tra fine 2009 e fine 2011, attraverso libere elezioni, con una alta partecipazione al voto, hanno eletto i propri organi. Essi, sono Enti Pubblici Economici a struttura associativa, non gravano sul bilancio regionale e non sono un costo della politica.  Ancor di più, le già poche risorse regionali hanno subito una decurtazione del 60%. Tra l’altro la Proposta, contiene a tal proposito inesattezze. Ad oggi, non molti, ma solo un Consorzio su 11 è commissariato e questo già è sufficiente. La PdL,  propone semplificazioni e accorpamenti, senza nessuna scelta di priorità,  ma rinvia ad atti regolamentari che deve predisporre la Giunta Regionale. Il contenuto, visti gli insuccessi del passato, riferiti agli esiti della L.R. 9/2007, che aveva messo in liquidazione A.Fo.R, e ARSSA, ridotto e accorpato ASL, senza  ad oggi, alcun beneficio e tempi certi. L’iniziativa, insomma già dall’inizio, è logora e rischia di ripetere una sequenza di errori e  insuccessi. Mancano insomma, scelte incisive che assicurano l’efficacia dei tagli. Perché tagliare senza riorganizzare, equivale a non tagliare.

In questo momento poi si incrociano le esigenze  di due riforme:  una riguarda ARSSA e AFOR, l’altra, quella Sarra. Non è difficile pronosticare che questo può causare problemi derivanti dagli effetti combinati,  con il rischio  di far proliferare una regolazione molto minuta, difficile da verificare, che vuole tendere a migliorare il sistema ma allo stesso modo ne mostra tutti i limiti. Riteniamo che chi è preposto a farle, dovrebbe sentire la necessità di garantirsi un flusso di informazioni attendibili e immediatamente disponibili da parte delle forze sociali. Il tempo per rimediare comunque ci può essere, la volontà da parte nostra anche, ma- conclude Molinaro – occorre che questo si incroci con la volontà del proponente, perchè riformare, non significa cambiare l’acronimo di un Ente, o sommare più soggetti spesso decotti, bensì razionalizzare con metodo ed avere benefici e risorse per la collettività.

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