La Tari, la tassa sui rifiuti che ha sostituito la Tares, potrebbe costare quest’anno ai contribuenti fino a 10 miliardi di euro, di cui 4 a carico delle sole imprese. L’aumento – di circa il 20% sullo scorso anno e di oltre il 100% dal 2008 – è dovuto al susseguirsi di nuove tasse e poi di ritocchi verso l’alto della tariffa da parte dei comuni in tutta Italia. Particolarmente tartassate le imprese della somministrazione e del turismo: da alberghi, ristoranti e bar arrivano complessivamente 1,2 miliardi del gettito Tari. Sono i dati dell’indagine effettuata da Confesercenti nazionale sul peso della tassa dei rifiuti nel 2015 che ha preso a modello delle ‘imprese campione’, calcolando l’importo della tari e delle imposte addizionali che insistono su di essa nei 20 comuni capoluogo di regione in Italia. E se a Napoli, con una media di 5.567,89 euro, spetta il triste record della Tari più alta per le imprese di commercio e turismo, nella città dello Stretto la tassa sui rifiuti supera di almeno il dieci per cento quella di Catanzaro (una media di 3665,73) che già si colloca ai primi posti nella rilevazione di tutti i capoluoghi di regione italiani. Un dato decisamente preoccupante, dovuto alle decisioni dei commissari prefettizi che hanno governato la città prima delle ultime elezioni comunali. Una decisione che ha permesso di applicare il massimo previsto dalle leggi vigenti e che, se non interverranno fatti nuovi, le imprese reggine saranno obbligate a pagarla per dieci anni. Una tassa sicuramente esosa, fuori controllo, ben diversa, ad esempio, di quella applicata a L’Aquila (1473,29 euro) o Aosta (1.745,03 euro).
“Più che una tassa legata ad un servizio – spiega Antonino Marcianò, presidente di Confesercenti Calabria – la Tari sembra essere ormai diventata un’imposta locale basata sulla superficie dell’attività e del tutto slegata dalla effettiva produzione di rifiuti e dall’efficienza dei sistemi di raccolta. Un tributo salatissimo, che praticamente in tutti i comuni, ed in particolare a Reggio Calabria, non appare proporzionato né ai consumi prodotti né al servizio ricevuto e che sta mettendo in ginocchio le imprese del commercio e del turismo. Ci sono state già proteste in molti comuni in tutta Italia. Per questo – annuncia Marcianò – scriveremo al Presidente del Consiglio Renzi e al Presidente dell’Anci Fassino per individuare soluzioni”.
“La difformità territoriale non è l’unico problema”, spiega ancora Vivoli. “Il prelievo della Tassa sui Rifiuti è cresciuto continuamente negli anni, non solo per le imprese ‘inquinanti’, ma anche per quelle più attente, che riciclano e producono meno rifiuti. E’ evidente, a questo punto, che occorra rivedere al più presto la struttura dell’attuale sistema di prelievo, ridefinendo con maggiore puntualità coefficienti e voci di costi in base al tipo e al quantitativo e qualità di rifiuti effettivamente prodotti, premiando piuttosto chi mette in atto azioni di riduzione della produzione dei rifiuti e chi ricicla. L’annunciata istituzione della Local Tax è l’occasione giusta per evitare che, per una volta, l’imposta diventi l’ennesimo strumento per mascherare le inefficienze delle amministrazioni locali spalmando i costi impropri sulle imprese”.