La campagna anti slot machine, lanciata in Calabria dal Presidente della Commissione Regionale contro la ‘ndrangheta Salvatore Magarò, ha trovato adesione anche nel sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, che si è dimostrato pienamente d’accordo nel firmare il manifesto in cui i sindaci dichiarano lotta aperta a quella che è ormai una vera e propria malattia della società.
Il “Manifesto dei Sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo” mostra delle cifre davvero impietose: 100 miliardi di fatturato, 4% del PIL nazionale, la 3° industria italiana, 8 miliardi di tasse, il gioco d’azzardo rappresenta il 12% della spesa delle famiglie italiane, 15% del mercato europeo del gioco d’azzardo, 4,4% del mercato mondiale, 400.000 slot-machine, 6.181 locali e agenzie autorizzate. Sono 15 milioni di giocatori abituali, 3 milioni a rischio patologico, circa 800.000 i giocatori già patologici. 5-6 miliardi l’anno necessari per curare i dipendenti dal gioco patologico. Numeri davvero impressionanti e che danno una misura, forse per molti impensabile, della grandezza del gioco d’azzardo.
“Il fenomeno – secondo il Presidente Magarò- contribuisce alla diffusione di vere e proprie dipendenze di tipo patologico, alimenta l’usura e favorisce il riciclaggio, con gravi ripercussioni sulle famiglie e sulla società. La regolamentazione della materia è prerogativa dello Stato, ma gli enti locali possono legiferare in merito, sia dettando le norme relative agli orari di apertura e di chiusura dei locali adibiti al gioco d’azzardo sia disciplinando le distanze minime da rispettare per ottenere l’autorizzazione all’installazione dei famigerati videopoker e delle slot. La nostra volontà è di impedirne la collocazione nei pressi di scuole, centri di aggregazione giovanili, parchi giardini pubblici, aree balneari e lidi attrezzati, circoli privati, aree di servizio, bancomat, uffici postali ed esercizi di Compro Oro ed altri luoghi ritenuti sensibili, per evitare che le categorie più deboli e disagiate possano cadere nel vizio del gioco. Stiamo lavorando alla redazione di una Legge Regionale in tal senso, sull’esempio di quanto già adottato in altre realtà del Paese come la Liguria e l’Emilia Romagna.”