Lo scorso venerdì, 11 settembre, Mons. Morosini, in un video lanciava un messaggio piuttosto forte, in occasione della festa della Madonna della consolazione: ” “In tempi in cui noi assistiamo ad una secolarizzazione e scristianizzazione galoppante, ha senso festeggiare un patronato religioso? Celebrare il santo patrono in uno stato sempre più laico? Non voglio contestare il fluire del tempo e il cambiamento in una società. La domanda io la pongo, non solo ai credenti, ma anche a coloro i quali affermano di non credere, però a queste tradizioni sono legati”.
Perviene ad oggi il lungo sfogo, di risposta, di un cittadino calabrese, Giorgio Arconte, di cui riportiamo in riassunto, le parole: Personalmente io mi sono sentito molto scosso dalle sue parole, sia da cattolico sia da persona che vive l’attuale società. Una società non semplicemente ascrivibile a quella reggina ma che bisogna estendere a tutta la società europea che sta vivendo uno dei suoi tramonti.
“Ma in tempi in cui assistiamo ad una secolarizzazione e scristianizzazione galoppante, ha senso festeggiare un patronato religioso?” Una domanda che può essere riscritta anche così: che tipo di società stiamo costruendo? La mia risposta è: si, ha un senso continuare a festeggiare un patronato religioso! Sia chiaro, il mio si è dettato da un altro motivo che è quello di “tenersi in piedi in un mondo di rovine”, per dirla alla Julius Evola. Non si può cedere alle tendenze che stanno attraversando questo mondo in quest’epoca e rintanarsi nelle proprie sacrestie. Piuttosto, come spesso lo stesso Morosini ricorda nelle sue omelie, bisogna opporre quella pacifica resistenza della testimonianza sull’esempio ed il coraggio delle prime comunità cristiane. Queste, infatti, vivevano in una società non solo non cristiana ma addirittura ostile tanto da richiedere il sacrificio della vita. Eppure, con la forza della loro fede, i primi cristiani non si sono mai piegati al mondo. Anzi, è il mondo ad essersi piegato, tanto che l’Europa per secoli si è lasciata “cristianizzare” rivoluzionando così il pensiero dell’Uomo e l’ordine delle società. Una storia già scritta e che oggi, come un ricorso, va riscritta. A differenza di duemila anni fa, però, oggi bisogna confrontarsi con una società che ha abbandonato Dio. Non c’è dubbio che oggi l’Europa e tutto il cosiddetto Occidente stiano abbandonando la loro dimensione sociale in favore di un nuovo volto fortemente individualista, dove il soggetto-Uomo perde il suo carattere di persona-sociale per trasformarsi in un atomo-individuo. Ecco perché la famiglia oggi sta subendo un violento attacco. Usando un’espressione di Diego Fusaro, filosofo contemporaneo marxista, “famiglia vuol dire comunità: vuol dire relazione non permeabile dal nesso mercantile, vuol dire solidarietà e gratuità, donatività e altruismo, negazione dell’individualismo oggi imperante. Nell’odierna “notte del mondo” (Heidegger) del monoteismo del mercato e del fanatismo dell’economia, la famiglia, ove ancora esista, costituisce un’eroica forma di resistenza all’esiziale dialettica di sviluppo del capitalismo. Finché vi è famiglia, vi è comunità: e finché vi è comunità, vi è speranza”. E io aggiungo che finché c’è comunità vi è anche un’identità. Ma oggi la famiglia è il nemico numero uno del mercato proprio per il suo carattere essenzialmente sociale, identitario ed anti-individualista, quindi anti-mercantilista, e la cultura gender è attualmente lo sforzo ideologico più grosso che si sta compiendo per distruggere le basi antropologiche della nostra civiltà. Rispetto a questa sfida la Chiesa moderna ha una grossa responsabilità alla quale non può sfuggire. In un momento in cui tutte le istituzioni civili sono fragili solo l’autorità morale della Chiesa può essere luce per l’Uomo. Lo fu alla caduta dell’impero romano, deve tornare ad esserlo ancora oggi. Ricorsi storici, come si diceva all’inizio. E allora questo è il senso delle celebrazioni mariane in una società scristianizzata: una coraggiosa testimonianza, una fiaccola che arde fra la gente e scalda i cuori nel freddo dell’odierna “notte del mondo”. Intorno al quadro della Madonna della Consolazione, come fosse una mamma, da secoli si riunisce la città di Reggio. Ed in una città completamente allo sbando come quella di Reggio questa mamma è un punto di riferimento sociale ed identitario irrinunciabile.