REGGIO CALABRIA – “Il messaggio che lanciano oggi i delegati dei 10 consigli regionali al Governo Renzi, depositando in Cassazione sei quesiti referendari contro le trivellazioni previste dagli articoli dello Sblocca Italia, è forte e chiaro: il Paese non ha bisogno di inutili e dannose trivellazioni. Serve piuttosto urgentemente una diversa strategia energetica che liberi il Paese dalle fonti fossili e garantisca la qualità del territorio ed il benessere della popolazione e non gli interessi dei petrolieri.
È ora di ascoltare la voce e le richieste delle associazioni e dei cittadini, come hanno fatto le Regioni depositando i quesiti referendari per l’abrogazione delle norme pro trivelle approvate da questo Governo e da quelli precedenti. Nei giorni scorsi sono stati ben dieci Consigli regionali, (di Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania, Molise) ovvero i due terzi delle regioni costiere, a deliberare a favore del referendum Anti-trivelle. Un numero importante visto che si è superata la condizione minima prevista dall’articolo 75 della costituzione (5 consigli regionali) per poter depositare i requisiti in Cassazione e dimostrando bene quale sia il sentire del paese”. È quanto dichiara Vittorio Cogliati Dezza, Presidente Nazionale di Legambiente.
“Il referendum – aggiunge Cogliati Dezza – rappresenterà dunque un’importantissima occasione per scegliere un futuro energetico diverso per il nostro Paese. Nell’attesa che la Cassazione si pronunci sul referendum, continueremo con azioni di mobilitazione e impegni concreti per fermare i progetti petroliferi in mare recentemente sdoganati. Due in particolare quelli più urgenti: Ombrina Mare, la piattaforma petrolifera che dovrebbe sorgere a largo della costa abruzzese, di cui si discuterà il prossimo 14 ottobre al Ministero dello Sviluppo economico con una conferenza dei servizi, e Vega B, la piattaforma prevista nel canale di Sicilia a largo della costa ragusana, che ha da poco ricevuto il nulla osta ambientale, e su cui Legambiente e altre associazioni hanno già fatto ricorso al Tar. È quindi fondamentale che le amministrazioni si impegnino per chiedere fin da subito una moratoria che blocchi qualsiasi autorizzazione relativa alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi”.
“Un’operazione – afferma il presidente di Legambiente Calabria Francesco Falcone – quella intrapresa dalle Regioni coinvolte , ed anche dalla Calabria, che rafforza le azioni e le battaglie del territorio, dei movimenti e delle associazioni che mai hanno abbassato la guardia per la tutela del mare e della pesca”.