LAMEZIA TERME (CZ) – “Chi salva una vita salva il mondo intero”. Ho letto questa frase, tratta dalla Torah, per la prima volta, in un reparto di Neonatologia. Era l’espressione con cui un genitore ringraziava i medici per il loro lavoro che aveva avuto un esito felice. Purtroppo, le cronache di questi giorni raccontano una vicenda triste e dolorosa dai risvolti luttuosi. Su eventuali responsabilità giuridiche sarà la magistratura a fare piena luce. E lo strazio che reca in sé la vicenda impone il silenzio. La politica, però, non può rimanere inerte e ancor meno, indifferente. Più volte, nei giorni scorsi, ho posto l’attenzione sulla necessità di una generale revisione del piano di riorganizzazione della rete ospedaliera. Il depotenziamento delle strutture sanitarie periferiche, l’annullamento dell’operatività di molti reparti si traducono, senza dubbi di sorta, in un rilevante vulnus per il diritto alla salute che pure sarebbe costituzionalmente garantito. Fra i deficit del rinnovato piano sanitario, anche l’impoverimento dei reparti di Neonatologia (come nel caso di Lamezia Terme). In realtà sarebbe fondamentale prevedere la funzionalità di tale reparto presso ogni struttura che registri la presenza di Ostetricia. L’invio di una task force al fine di fare piena luce sull’accaduto è un atto di per sé condivisibile. Tutto ciò che è orientato verso la verità e la giustizia va accolto positivamente. Ma la presenza dello Stato, non può esercitarsi, prevalentemente, in questi termini. Servono risorse e un contributo oggettivo per superare le tante criticità sanitarie presenti in Calabria. La politica calabrese s’impegni ad assolvere al suo dovere. E quella nazionale cambi veramente registro e offra il suo contributo.