COSENZA – ‘Cca nisciuno è fesso”. Con questa famosa espressione dialettale napoletana il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, intervenendo all’Assemblea regionale del Pd svoltasi ieri sera all’interno della Festa regionale dell’Unità a Cosenza a cui ha partecipato anche il vice segretario nazionale Lorenzo Guerini, si è rivolto a quanti predicano l’unità ma praticano l’attendismo, assumendo atteggiamenti non sempre e non del tutto lineari.
“La sfida che abbiamo davanti –ha aggiunto Oliverio- si presenta come una grande opportunità per la Calabria e il nostro partito deve, con tutte le sue articolazioni, assumerla. Ciò non significa omologazione, cancellazione dei vari punti di vista. Anzi. I punti di vista, quando sono diversi e trovano una sede per confrontarsi, diventano una ricchezza. Noi abbiamo bisogno di questa ricchezza ed il Pd ha il dovere di essere il motore dell’azione di cambiamento che abbiamo avviato. Non basta efficientare la Regione, ma occorre demolirla, ricostruirla, smontarla pezzo su pezzo. ricondurla alla sua funzione precipua, che è quella della programmazione, della legiferazione e dell’esercizio dei controlli inteso come rapporto costo-benificio nella utilizzazione delle risorse. Poi, anzi contestualmente, bisogna affrontare le cosiddette “grandi questioni” nella visione più ampia e di respiro posta dalla Direzione Nazionale del Pd nella sua ultima riunione del 7 agosto scorso che ha riacceso una forte attenzione sul Mezzogiorno ed ha definito un percorso. Il masterplan annunziato da Renzi sarà lo strumento regolatore di un coordinamento tra le risorse nazionali, le risorse comunitarie e le programmazioni regionali affinchè esse siano utilizzate su obiettivi definiti che fanno parte di un pacchetto di proposte che abbiamo già consegnato al ministro Delrio per sottoscrivere entro ottobre con il Mit una intesa istituzionale sulle infrastrutture e sui trasporti, che non sto qui ad elencare”.
“Un‘ ultima riflessione –ha concluso il presidente della Regione- voglio farla sulla sanità. Se questa questione non l’affrontiamo con la dovuta serenità, rischiamo di scivolare seriamente. Voglio subito premettere che non c’è nessuna diatriba tra me e Scura. Chi insiste e si attarda ad insistere su questo argomento o è in malafede o non ha capito nulla. Il giorno dopo la nomina di Scura ebbi subito a dichiarare che bisognava aprire un rapporto di cooperazione. Sono cinque anni che in Calabria la sanità è commissariata e la situazione si è oggettivamente aggravata. Purtroppo anche nel corso di questi mesi il trend non si è arrestato. In qualità di presidente della Regione, eletto con un consenso ampio, avevo il dovere morale, politico ed istituzionale di evidenziare questo dato. Sono andato dal ministro Lorenzin, e non dai miei amici, per rappresentare questo dato. Ciò che a me interessa, prima e sopra di tutto, è che un calabrese in meno vada fuori dalla Calabria per curarsi e che le liste d’attesa per ottenere una prestazione si accorcino. Purtroppo oggi non è così. Investire nella sanità pubblica è il primo dovere a cui siamo chiamati. Insisto: pub-bli-ca! A cominciare dall’Annunziata di Cosenza che sta morendo, che è in ginocchio. L’ospedale pubblico viene prima di ogni altra cosa. A questo non rinuncio, anche a costo che gli interessi che si nascondono si mettano sotto il mio sedere e sulla mia sedia con la dinamite”.