Parità di genere, modifica Statuto regionale

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CATANZARO – Il movimento WWW – La Calabria vista dalle donne-, nel rispetto dell’autonomia del Consiglio regionale, ha inviato a Mario Oliverio, Presidente della Giunta, una proposta di modifica dello Statuto regionale, affinchè vengano recepiti nel patrimonio normativo i principi derivanti da fonti legislative nazionali ed europee a tutela della parità di genere nella democrazia rappresentativa e gestionale. Le promotrici del movimento, concordando con le sollecitazioni già emerse nei giorni scorsi, tra cui quella della Lidu calabrese, ritengono che l’occasione della riscrittura delle regole fondamentali dello Statuto, debba essere utilizzata per conferire un’impronta di maggiore apertura e partecipazione delle donne calabresi alla vita politica e amministrativa regionale. Chiedono, pertanto, che il nuovo Consiglio regionale “cambi verso” e si assuma la responsabilità di un vero progresso istituzionale. Alcune modifiche renderebbero il nuovo Statuto in linea con le legislazioni più moderne e vicino alle forme più avanzate di democrazia rappresentativa, a partire dalla legge 215 del 2012 contenente “ Disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte degli enti locali e nei consigli regionali. Disposizioni in materia di pari opportunita’ nella composizione delle commissioni di concorso nelle pubbliche amministrazioni”. All’art.3 la legge prevede che le Regioni introducano misure di incentivazione all’accesso del genere meno rappresentato alle cariche elettive al fine di favorire le promozione delle pari opportunità. In particolare e in tal senso WWW propone che vengano emendati gli art. 35 (composizione della Giunta Regionale) e art. 38 (sistema elettorale), introducendo nel primo una dicitura che espliciti l’obbligo della composizione equilibrata della Giunta, nella piena attuazione del principio di pari opportunità tra generi, e nel secondo fissando l’impegno della Regione all’introduzione di misure di incentivazione per favorire l’accesso alle cariche elettive del genere meno rappresentato, come la quota nella composizione delle liste elettorali e la doppia preferenza di genere.

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