REGGIO CALABRIA – La chat intercettata dai finanzieri nell’operazione ‘Gentleman’, che oggi ha portato a 33 arresti nel clan degli Zingari nell’indagine coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro, consentì anche di trovare l’arsenale di armi che suscitò un forte allarme alla fine di marzo dello scorso anno a Reggio Calabria. Il particolare è stato riferito dal Procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo in conferenza stampa.
In quell’occasione un incensurato, Marino Belfiore, venne arrestato perché sorpreso con dieci kalashnikov, due mitragliette e cinque pistole. Le armi, destinate a un soggetto della famiglia Brandimarte nella Piana di Gioia Tauro, probabilmente potevano essere utilizzate per attentati contro soggetti istituzionali.
“I telefoni blackberry, oltre a una mail identificativa –ha spiegato Lombardo- hanno anche un Pin con un nome che può essere cambiato. Per questo non è semplice seguire sempre l’identificazione dei soggetti però attraverso i sistemi satellitari sapevamo da dove parlavano e cosa facevano”.
Nell’ambito di questa attività la Procura di Catanzaro ha fornito indicazioni alla Procura di Reggio Calabria per procedere al sequestro di armi a Rizziconi. Successivamente, ha riferito ancora il capo della magistratura del capoluogo di regione, nelle intercettazioni si sentirono anche i commenti sul corriere delle armi che “non era buono”.