CATANZARO – «Chi conosce la mia storia, sa bene che l’ultima mia preoccupazione in questo momento è quella di pensare all’elezione o meno del secondo arrivato nella corsa alla presidenza della regione: semmai sarebbe un problema di Mario Oliverio che uscirà sconfitto il 23 novembre»: è quanto afferma Wanda Ferro, candidata del centrodestra alla presidenza della Regione Calabria, replicando all’intervento del senatore Ncd Giovanni Bilardi. «È cosa nota – prosegue la Ferro – che per ben due volte ho rinunciato ad entrare in giunta regionale, volendo onorare fino in fondo il mio mandato alla presidenza della Provincia di Catanzaro, pur non avendo alcuna certezza sulla durata dell’incarico. Sono altri a vivere con l’affanno delle poltrone e delle postazioni di potere. Ad esempio quell’NCD calabrese che sembra non avere altro obiettivo che attaccare nella mia direzione: è evidente che spera di raccattare qualche poltroncina dal centrosinistra, e mi onora pensare che sa bene che con me non troveranno spazio neanche per uno sgabello. Comunque è triste vedere che in Calabria ci siano esponenti politici, nominati e non eletti, che piuttosto che pensare ai problemi di una regione ultima in tutte le graduatorie, perdono tempo con le questioni relative all’attribuzione dei seggi regionali. Tra l’altro mi sorprende che proprio il senatore Bilardi non mi consideri vincente, visto che è stato tra i primi a proporre la mia candidatura, oltre che uno dei più determinati e insistenti nel tentare di convincermi a fare un passo indietro rispetto alla decisione di tenere Ncd fuori dalla mia coalizione. Io ho preferito correre con sole tre liste, per arrivare al governo della regione senza dovere sottostare ai condizionamenti dei cacciatori di poltrone che hanno a cuore i propri interessi più che quelli dei calabresi. Quanto a me, una vittoria l’ho già ottenuta: lasciare fuori dalla regione quei politici che per decenni hanno condizionato in negativo le sorti di questa terra, essendosi preoccupati soltanto di consolidare il loro potere e non di dare risposte ai calabresi».