Rete R.A.S.P.A. contro le possibili trivellazioni della Shell nel Golfo di Taranto

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dvsdfLo scorso 13 ottobre, dopo due settimane dall’accoglimento da parte di dieci Consiglieri Regionali di tre quesiti referendari contro le trivellazioni in mare, il Governo ha acconsentito, tramite la Commissione Tecnica VIA del Ministero dell’Ambiente, alle attività di ricerca di idrocarburi nel Mar Jonio ad opera della compagnia petrolifera Shell. I permessi di ricerca concessi riguardano un’area estesa 1348,2 km quadrati nel Golfo di Taranto: “Il punto più a Nord del blocco in oggetto si trova a circa (meno) 12 miglia nautiche da Capo Spulico, la parte più orientale dista circa 8 miglia marine da Trebisacce, mentre il punto più a Sud dista circa 14 miglia da Punta Alice”, recita la Sintesi non tecmica del progetto redatto dalla Shell. Tuttavia, secondo uno studio del MISE, l’area di ricerca in questione interferisce in toto con una serie di aree interdette ai sensi del Decreto Prestigiacomo (Fiumara Trionto, Fondali Crosia-Pietrapaola, Macchia della Bura, Dune di Camigliano), tant’è che già nei mesi scorsi il MISE aveva notificato alla Shell un preavviso di rigetto.

Per questo motivo, la Rete Associazioni Sibaritide e Pollino per l’Autotutela chiede l’arresto dei progetti di ricerca della Shell nello Jonio, poichè una volta individuata la presenza di idrocarburi, la società petrolifera non avrà più bisogno di chiedere permessi, vedendo trasformati i titoli di ricerca in titoli concessori unici. In questo modo, potrà procedere senza alcun preavviso alle trivellazioni. La rete R.A.S.P.A., pertanto, annuncia che l’azione dei comitati no – triv non si arresterà di fronte a questa decisione del Governo centrale che, di fatto, non ha tenuto conto dei quesiti referendari presentati dai dieci Consiglieri Regionali.

 

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