Il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, appena venuto a conoscenza della decisione assunta dall’organo di Governo, ha espresso “soddisfazione per il riconoscimento effettuato da parte del Consiglio dei Ministri, presieduto dal premier Matteo Renzi, dello stato di emergenza che avevamo richiesto a seguito dei danni causati dal violento nubifragio nella notte del 12 agosto scorso nell’area jonica che comprende le città di Rossano e Corigliano”. “Il governo – ha proseguito il Governatore della Calabria – ha mantenuto tutti gli impegni assunti e, di questo, va senz’altro dato atto a Matteo Renzi che, immediatamente, sin dalle prime ore di quella indimenticabile giornata, si è messo in contatto telefonico con il sottoscritto per seguire l’evolversi della vicenda. Il ministro Galletti, che arrivò il giorno dopo, nel corso della sua visita nelle città di Rossano e Corigliano, dopo aver constatato la gravità della situazione che si era venuta a determinare, confermò la volontà del Governo di dichiarare lo stato di emergenza. Così è stato.” “Tale decisione – ha aggiunto il Governatore della Calabria – è un segnale chiaro e incontrovertibile che indica, da parte del governo nazionale, anche il riconoscimento di un cambiamento di mentalità della nostra Regione rispetto alle emergenze e alle calamità naturali. Non più piagnistei e commiserazione, ma la ferma volontà di reagire in prima persona, da protagonisti, a quanto è accaduto. L’Italia intera ha visto una regione operosa e solidale, una comunità di giovani e di ragazze provenienti da tutta la regione, alzarsi le maniche e mettersi al lavoro per ricostruire quanto era stato distrutto. Ora è necessario ripartire”. E i calabresi hanno capito come reagire. La Regione non solo è stata vicina sin dalle prime ore alle popolazioni colpite con la presenza costante del Presidente Oliverio in prima persona, ma ha anche contribuito impegnando mezzi e uomini della Protezione Civile, di Calabria Verde e dei Consorzi di Bonifica. Anche in queste ore queste strutture rimangono a disposizione dei territori e delle popolazioni colpite.