Una festa mancata. La passione per la musica. Il dolore e la condivisione. Dal 2011 il Miki Monte Dj Contest- Music for Life ricorda Michelangelo Montefusco e cerca di sensibilizzare e diffondere informazioni sul suicidio e sulla sua prevenzione. A distanza di qualche giorno dall’evento, facciamo il punto sull’edizione di quest’anno e apriamo una finestra su un tema tabù con Emanuela Moscato, mamma di Michelangelo e organizzatrice del contest.
Il vincitore di quest’anno è un francese, le richieste per partecipare sono arrivate anche da Puglia, Sicilia, Piemonte: l’orizzonte della terza edizione si è allargato?
Certamente! Siamo partiti un po’ in sordina con l’edizione del 2011, appena sei mesi dopo che Miki ci aveva lasciati. Era successo pochi giorni prima del suo 18° compleanno, quando era tutto pronto per la sua festa: vestito, sala ricevimenti, torta, addobbi, inviti…L’idea del dj contest parte dal suo amico Alex Lamberti, per celebrare quella festa che non c’è mai più stata e per ricordare Miki nel suo stile, come lui avrebbe fatto e voluto. Nel corso delle varie edizioni siamo cresciuti sempre di più, sia perché l’evento è stato condiviso tramite social network sul tutto il territorio nazionale e oltre, sia perché ha avuto sempre un’ampia partecipazione, ma soprattutto perché ha funzionato il passaparola sulla serietà e puntualità dell’organizzazione, gestita in larga misura da Francesco Bruno, e del concorso, oltre ai premi appetibili e, ovviamente, al tema a cui è legato.
Quest’anno la location è cambiata: dal beach club siamo passati alla piazza, perché il tema della Giornata Mondiale della Prevenzione del Suicidio è ‘stigma: un grande ostacolo per la prevenzione del suicidio’. Quindi, dovevamo gridare questa realtà, farci ascoltare da più persone e un luogo più piccolo e chiuso come un lido non era più sufficiente.
Appunto, l’evento rientra nelle attività della Giornata Mondiale della Prevenzione del Suicidio. Inoltre, ha avuto il supporto del progetto SOPROXI di Padova ed è stato organizzato in collaborazione con il Sevizio di Prevenzione del Suicidio dell’azienda ospedaliera Sant’Andrea di Roma. Di che realtà si tratta?
La Giornata Mondiale di Prevenzione del Suicidio o World Suicide Prevention Day (https://www.facebook.com/events/415169808532653/?fref=ts) è stata istituita ben 11 anni fa su proposta del Prof. Diego De Leo e ne sono cosponsor l’Associazione Internazionale per la Prevenzione del Suicidio (IASP http://www.iasp.info/wspd/) di cui il Professor Maurizio Pompili dell’ospedale Sant’Andrea di Roma è il rappresentante in Italia, e l’OMS -Organizzazione Mondiale della Sanità- (World Health Organization).
Il punto di partenza sono i dati sui tassi di suicidio. All’indirizzo http://www.prevenireilsuicidio.it/il_suicidio.htm, si legge: « L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) considera il suicidio come un problema complesso, non ascrivibile ad una sola causa o ad un motivo preciso. Sembra piuttosto derivare da una complessa interazione di fattori biologici, genetici, psicologici, sociali, culturali ed ambientali … nel 2000 circa un milione di individui ha perso la vita a causa del suicidio, mentre un numero di individui variabile da 10 a 20 volte più grande ha tentato il suicidio. Ciò rappresenta in media una morte per suicidio ogni 40 secondi ed un tentativo di suicidio ogni 3 secondi. Questo ci porta a concludere che muoiono più persone a causa del suicidio che per i conflitti armati di tutto il mondo e per gli incidenti automobilistici. In tutte le nazioni, il suicidio è attualmente tra le prime tre cause di morte nella fascia di età 15-34 anni; nel recente passato il fenomeno predominava tra gli anziani, ma ai nostri giorni è più allarmante tra i giovani, sia in termini assoluti che relativi, in un terzo delle nazioni. Questo dato rappresenta una perdita di vite umane più alta rispetto alla perdita di vite causata da guerre ed omicidi ogni anno; tre volte la perdita di vite umane registrata nella tragedia dello Tsunami nel sud-est dell’Asia nel dicembre del 2004; inoltre, ogni giorno muoiono a causa del suicidio l’equivalente delle vittime causate dall’attacco alle torri gemelle di New York l’11 settembre del 2001… Ogni individuo può fare qualcosa per aiutare a ridurre il numero delle persone che considerano il suicidio come soluzione al loro dolore mentale».
Il suicidio, quindi, si può prevenire e ciascuno di noi può fare qualcosa già cominciando a sfatare miti e credenze comuni.
Inoltre, si stima che per ogni persona che si toglie la vita, ce ne sono altre 6, tra partenti e amici, a rischio di suicidio. Prevenzione è anche questo: i survivors (sopravvissuti al suicidio di un proprio caro) hanno la necessità di essere sostenuti nel percorso di elaborazione di un lutto che si differenzia dagli altri. Ci sono i professionisti delle locali Aziende Sanitarie che svolgono egregiamente il loro lavoro, ma ci sono anche vari centri specializzati in Italia: Palermo, Milano, nel Veneto, ecc. Soproxi http://www.soproxi.it/ a Padova e Il Servizio di Prevenzione del Suicidio a Roma www.prevenireilsuicidio.it mi hanno sostenuta personalmente (anche via telefono o skype) nel mio percorso. Continuano a sostenermi nelle mie manifestazioni e, in particolare con il Prof. Maurizio Pompili e la sua equipe, si è instaurato un clima di solida e prospera collaborazione, sempre finalizzato alla sensibilizzazione e alla diffusione di informazioni.
I coniugi Arbore sono arrivati da Corato (Bari): genitori di un ragazzo che si è tolto la vita. Che tipo di rapporto si crea tra chi ha vissuto lo stesso dolore? Quanto è importante condividere il proprio dolore?
Come ho detto, i familiari delle persone che si sono tolte la vita sono a loro volta, a rischio di suicidio. Fare rete importante, proficuo, utile, commovente. Il lutto da suicidio è diverso dagli altri e solo il condividere lo stesso dolore e il confrontarsi con le stesse domande e le medesime problematiche è già un grande aiuto. Esiste anche la Giornata Mondiale dei Sopravvissuti, a novembre, e anche per quella data esistono numerose iniziative, in genere gruppi di Auto Mutuo Aiuto dove ci si incontra e ci si confronta, ci si abbraccia, si piange… ma non solo: a me successo di essere partita dalla condivisione del dolore e poi di avere instaurato rapporti di amicizia profonda e solida.
Il contest si propone di promuovere la vita e di sensibilizzare su un tema tabù, il suicidio. Quali sono state le reazioni?
In generale di suicidio si preferisce non parlare: c’è sempre quel non so che di pudore o di vergogna associato a questo argomento. Molti miei amici che hanno avuto lo stesso mio vissuto affermano che se perdi un figlio o un parente in questo modo, intorno a te c’è il vuoto: la gente non sa bene cosa dire, come esprimersi, se parlare o no. L’imbarazzo predomina e la famiglia finisce per rimanere sola. Tutto questo a me non è successo e io sono sempre pronta a portare la mia testimonianza su ciò ovunque vado: la mia famiglia, i miei amici, i miei compaesani e persino le istituzioni non mi hanno mai lasciata sola! Nessuno si è mai sognato di fare differenze tra mio figlio e gli altri giovani in relazione alle modalità della morte. Ad esempio, nel “Memorial dei Giovani Angeli” che si celebra a Paola, nel ricordo di tutti i ragazzi scomparsi prematuramente, la maggior parte a causa di incidenti stradali, mio figlio Miki è entrato di diritto senza che nessuno si fosse posto il problema di differenziare. Di questo io sono grata a tutti i calabresi che hanno dimostrato di essere culturalmente molto più avanti di altre realtà in Italia.
Le assicuro che c’è voluto molto coraggio, comunque, a mettere in bella mostra i banner della Giornata Mondiale di Prevenzione del Suicidio: sia sulla locandina dell’evento, sia nel video promo, sia ai piedi del palco e tutto intorno al gazebo del desk informativo. In genere un evento musicale di questo tipo è associato al volto noto di un ospite dell’ambito radiofonico/televisivo.
Cambiare gli atteggiamenti culturali richiede una consapevolezza scientifica delle tante forze che influenzano le norme comunitarie e lo sforzo congiunto di una vasta gamma di parti interessate per un prolungato periodo di tempo. Questa giornata deve ispirare le persone a lavorare con l’obiettivo di sviluppare nuovi metodi creativi per sradicare lo stigma. Piani locali o nazionali per la prevenzione del suicidio non raggiungeranno il loro pieno potenziale finché il problema dello stigma non sia stato efficacemente affrontato.
Le istituzioni hanno risposto?
Le istituzioni mi sono sempre state vicine nel mio dolore a cominciare dall’espressione di solidarietà e affetto al momento della perdita di mio figlio: mi riferisco al Comune di San Lucido, di Paola e alla Scuola tutta. Inoltre, sia la vecchia che la nuova amministrazione comunale, insieme ai rappresentanti della Provincia e della Regione, hanno appoggiato il mio progetto con il patrocinio morale e presenziando l’evento.
Il contest ricorda suo figlio attraverso la sua passione: che cosa significa per lei?
E’ doloroso e bello allo stesso tempo. Doloroso perché Miki non c’è più. E’ bello perché mi avvicina a lui e mi dà modo, forse e in parte, di conoscerlo più nel profondo tramite quella che era la sua passione, la Musica. Un tipo di musica, a dire il vero, che non mi entusiasmava affatto, come credo che non incontri i gusti di una gran parte di persone della mia età. Tuttavia, il contatto con questi ragazzi nel periodo che precede il contest… rispondere alle domande, ascoltare i loro mixati, leggere e riflettere sulle loro debolezze ma anche sulle loro forze, apprendere le loro storie personali, emozionarsi con le loro emozioni, gioire per il risultato dei vincitori, esultare con loro, ricevere ringraziamenti e apprezzamenti in relazione all’esperienza appena vissuta… sono momenti impagabili di avvicinamento affettivo e gioia immensa. In ciascuno di questi ragazzi c’è una parte di Miki e li sento tutti figli miei.
E’ bellissimo vedere le loro espressioni di solidarietà: il dj francese a cui erano state rubate le cuffie ha trovato subito un collega, Francesco Pullia, che non ha esitato a regalargli le sue. Vedere quanto può essere grande l’animo di un ragazzo che poteva essere mio figlio, pronto a sacrificarsi per gli altri e a dare un pezzo di sé, ti riempie il cuore di infinita commozione…
L’anno scorso a ciascuno ho regalato una piantina di aloe, figlia della pianta di aloe a cui Michelangelo teneva tanto, come simbolo di protezione e di cura dei mali dell’anima, perché il tema della Giornata Mondiale di Prevenzione del Suicidio era ‘la prevenzione del suicidio nel mondo: rafforzare i fattori protettivi e infondere speranza’…quest’anno, uno dei ragazzi, mi ha portato una piantina figlia della pianta che gli avevo dato: l’energia vitale di Miki continua ancora a circolare.
a cura di Rita Paonessa