Siti inquinati, Candido (Radicali): “In Calabria non c’è l’anagrafe”

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CATANZARO – <<Alla faccia della trasparenza sui dati ambientali, sul sito della Regione Calabria per l’anagrafe dei siti da bonificare c’è solo un elenco dal quale non si capisce nulla>>. A sostenerlo, in una nota, è Giuseppe Candido, militante esperto in tematiche ambientali e componente del comitato nazionale di Radicali italiani.

<<Il diritto di accesso a queste e altre informazioni ambientali risulterebbe garantito (il condizionale è un obbligo quando si parla di trasparenza in Calabria)>> – si legge nella nota – <<dall’art.3-sexies del Decreto legislativo n°152 del 2006 (c.d. T.U. sull’ambiente) e che, “in attuazione della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni”, oltreché delle previsioni della Convenzione di Aarhus recepita dall’Italia con la L.108/2001, e dal decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 195, testualmente recita: “Chiunque, senza essere tenuto a dimostrare la sussistenza di un interesse giuridicamente rilevante, può accedere alle informazioni relative allo stato dell’ambiente e del paesaggio nel territorio nazionale”. E anche l’art. 40 del d. lgs.n°33 del 2013, altrettanto esplicitamente prevede che le amministrazioni “pubblicano, sui propri siti istituzionali e in conformità a quanto previsto dal presente decreto, le informazioni ambientali”. Aggiungendo che a dette informazioni “deve essere dato specifico rilievo” in un’apposita sezione “Informazioni ambientali”. L’anagrafe dei siti da bonificare è regolata>> – prosegue Candido – <<dall’articolo 251. In base alla norma, “le regioni, …, predispongono” – è scritto nella legge ma in Calabria il condizionale è obbligo – “l’anagrafe dei siti oggetto di procedimento di bonifica, la quale deve contenere: a) l’elenco dei siti sottoposti ad intervento di bonifica e ripristino ambientale nonché degli interventi realizzati nei siti medesimi;
b) l’individuazione dei soggetti cui compete la bonifica;
c) gli enti pubblici di cui la regione intende avvalersi, in caso di inadempienza dei soggetti obbligati, ai fini dell’esecuzione d’ufficio, fermo restando l’affidamento delle opere necessarie mediante gara pubblica ovvero il ricorso alle procedure dell’articolo 242”.

Invece, per i 587 siti inquinati riportati nell’elenco>> – continua Candido – <<nel piano delle bonifiche della Regione Calabria e pubblicati sul sito del Dipartimento regionale delle politiche dell’ambiente, al posto di una’anagrafe c’è solo un elenco in cui i luoghi inquinati vengono distinti per provincia, comune, e generica località. Il livello di rischio, per il quale c’è un punteggio per ciascun sito senza che però sia indicata la scala, è distinto altrettanto genericamente con le sigle “MR”, “BR”, e “AR” che uno può anche immaginare da solo che corrispondano a Medio, Basso e Alto rischio ma per le quali, nell’elenco riportato sul sito del dipartimento dell’ambiente, non vi è alcuna legenda esplicativa che faccia capire quali corpi idrogeologici siano inquinati, né da quale sostanza. È l’aria? L’Acqua? Oppure è il suolo ad essere inquinato? O l’inquinamento ha coinvolto più componenti ambientali? Dalla tabella non si capisce. Come non si capisce l’origine dell’inquinamento indicata, per tutti i 587 siti, con la sigla “PB” del tutto incomprensibile nel suo significato. E, nell’ultima colonna, le uniche informazioni sui siti inquinati che vengono date sono limitate alle semplici definizioni: “sito nel piano non in infrazione” e “sito in infrazione inserito nel piano”. Generiche. Un elenco fatto di sigle da cui un cittadino non capisce se vive, o meno, in prossimità di un sito inquinato, né tantomeno se ci possano essere pericoli per la sua salute e per quella dei suoi cari.

I cittadini, stando alle leggi nazionali e dalle convenzioni internazionali, avrebbero invece il diritto di conoscere, per i siti da bonificare, quali interventi siano già stati realizzati, e quali siano ancora in corso di realizzazione, per la bonifica. Come avrebbero il diritto sacrosanto di conoscere a quali soggetti spetti la bonifica. E la legge prevede che per i siti inquinati la regione pubblichi e consenta di conoscere persino l’elenco degli enti pubblici di cui la regione intende avvalersi, in caso di inadempienza dei soggetti obbligati. Penso,>> – conclude la nota di Candido – <<alle centinaia di siti inquinati calabresi come quello della Marlane a Praia Mare, oppure come quelli dispersi nella Valle del Fiume Oliva, oppure quelli di Crotone non rientranti nei siti di interesse nazionali e per i quali è competente la Regione. L’elenco dei siti riportati fa paura. E fa paura proprio perché di questi siti ancora da bonificare per alcuni dei quali è in corso una procedura d’infrazione della Commissione europea, non si conosce la fonte né il grado d’inquinamento. Per questo chiediamo al nuovo governatore di rendere pubblica subito l’anagrafe dei siti inquinati così come prevede la legge rendendo edotti i cittadini su quali siti si è iniziato a fare interventi>>.

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