Unione Mediterranea: incostituzionalità e rischi per l’ambiente, impugnare il decreto sblocca-Italia

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REGGIO CALABRIA – Il Circolo territoriale Calabria di Unione Mediterranea lancia un appello e chiede di impugnare il decreto sblocca-Italia.

«Il 12 novembre – si legge nel comunicato stampa –  scadono i termini per le Regioni di impugnare il D.L. n. 133 del 12 settembre 2014 concernenti “Misure urgenti per l’apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del paese, la semplificazione burocratica, l’emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive” , più noto come decreto “Sblocca-Italia”.

Il 23 novembre si vota per eleggere il nuovo Consiglio regionale. La Calabria è chiamata ad esprimersi in merito a due questioni fondamentali ed in antitesi fra loro.

Come evidenziato da diversi costituzionalisti, il decreto Sblocca Italia svuota di capacità decisionale e legislativa le stesse Regioni e gli enti locali. In questo violando anche diversi articoli della costituzione, ledendo in primis il diritto all’esercizio della democrazia, sancito dall’articolo 118 della nostra Costituzione. Se di fatto ancora non è stato modificato l’articolo 117 della stessa, il quale prevede fra come elementi di legislazione concorrente la politica energetica ed il governo del territorio, con il  ddl 1429 che interviene anche sul titolo V della Costituzione, il decreto lo scavalca, con la definizione di “carattere di interesse strategico, di pubblica utilità, urgente ed indifferibile” tutto ciò che riguarda la petrolizzazione di vaste aree del territorio, anche solo in odore di idrocarburi, asservendo il 17 % circa della regione per opere collegate e connesse per la “ricerca, coltivazione, estrazione, trasporto” di idrocarburi ed energia. Legittimando anche “variazioni urbanistiche” ed “espropri”, violando qui nello specifico nuovamente l’articolo 117 e l’articolo 42 sul “diritto di proprietà”».

Prosegue il comunicato: «vengono violate anche due leggi che sanciscono il diritto degli enti locali ad esercitare la democrazia, nello specifico Art. 1, comma 78, legge 239/2004: “Il permesso e la ricerca di cui al comma 77 (permesso di ricerca e la concessione di coltivazione degli idrocarburi) sono rilasciati a seguito di un procedimento unico, al quale partecipano le amministrazioni statali, regionali e locali interessate”.

Art. 34, legge 99/2009, di modifica del comma 77 della su indicata legge, ribadisce che: “Il permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi in terraferma (…) è rilasciato a seguito di un procedimento unico al quale partecipano le amministrazioni statali e regionali interessate”; e di modifica del comma 78 della suddetta legge, ribadisce che: “L’autorizzazione alla perforazione del pozzo esplorativo, alla costruzione degli impianti e delle opere necessarie (…) è concessa (…) a seguito di un procedimento unico al quale partecipano le regioni e gli enti locali interessati”.

Va da sé che anche il procedimento unico per la ricerca e la coltivazione non è accettabile, in quanto prevede che la sola supposizione che in una area vi siano idrocarburi sia solidi che liquidi, può avviare un procedimento di esproprio e di ricerca prorogabile fino a 12 anni. Se poi la ricerca ha esito positivo, la concessione può protrarsi oltre i 40 anni. Una schiavitù infinita che devasterebbe irrimediabilmente la nostra regione.

Una eventuale apparente ricaduta positiva viene espressa dall’art. 36 riguardante le royalties, in quanto prevede che i fondi investiti per l’occupazione, la bonifica e il reinvestimento nell’attività produttiva vengono esclusi dal Patto di Stabilità Interna, di fatto una programmazione negoziata, dove la condizione è che le risorse vadano ad incrementare l’attività delle società titolari delle concessioni. Atteso che non sono previsti aumenti delle royalties, rimanendo al 30%, ed atteso che attualmente queste sono fra le più basse al mondo, ed atteso che il crotonese ancora sta aspettando sia la bonifica, sia le maggiori entrate ai sensi del D. Lgs. 25 novembre 1996, n. 625 e modifiche, di chi è effettivamente il vantaggio?»

La nota si conclude: «considerando anche che sono state espresse già le VIA per 5 richieste di ricerca lungo la costa ionica, 3 interessano la Calabria, con soggetto proponente la Global MED LLC, con un coinvolgimento di una area che va dal comune di Strongoli fino a quello di Belcastro, attraversando l’area protetta di Isola Capo Rizzuto, dove insiste il rischio del fenomeno di subsidenza paventato da alcuni studiosi, e che le osservazioni a tali concessioni possono essere poste entro il 21 dicembre 2014 da parte anche di associazioni e cittadini, ai sensi del D.Lgs 1502/05 e ss.mm. e ii, e che tale diritto verrebbe negato qualora fosse approvato il decreto 133 (sblocca italia), si chiede con forza a tutti gli amministratori del territorio, in particolare ai componenti della Giunta Regionale, di impugnare il decreto davanti alla Corte Costituzionale, per garantire il diritto all’esercizio della democrazia e alla leale collaborazione fra Stato e Regioni e alla partecipazione del cittadino alla vita produttiva e sociale, per dare un senso agli organi eletti».

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