Goletta verde replica alle polemiche sui monitoraggi in Calabria

0
683

th (35)Ciò che per legge non è balneabile non deve per questo diventare uno scarico fognario a cielo aperto

Dopo le analisi eseguite dai biologi della Goletta Verde – che hanno messo sotto accusa foci di fiumi e canali calabresi – è scattata la solita protesta di alcuni sindaci in merito all’opportunità dei prelievi in aree definite dalla legge non balneabili e dunque non soggette ai controlli da parte degli enti preposti. Nel raccontare la fotografia scattata da Goletta Verde, Legambiente non ha mai sostenuto che la costa o le fasce costiere dei singoli comuni, siano inquinate e non ha soprattutto mai dato giudizi sulla balneabilità delle acque. Compito che svolge l’Arpacal di concerto con le amministrazioni locali, i cui dati sono quelli di riferimento.

“Goletta Verde non hai mai diffuso alcun elenco di spiagge da evitare perché inquinante, ma come diciamo ormai in ogni occasione e ci vediamo costretti a ripetere, andiamo alla ricerca delle criticità che mettono a repentaglio i nostri mari, come fra l’altro viene indicato dalla direttiva comunitaria che chiede di monitorare anche i punti più a rischio di inquinamento e non limitarsi a verificare la balneabilità delle spiagge – dichiara Katiuscia Eroe, portavoce di Goletta Verde -. La determinazione dei singoli punti avviene attraverso la raccolta d’informazioni sul territorio da parte dei circoli locali di Legambiente e delle segnalazioni dei cittadini attraverso il servizio SOS Goletta. I valori da noi utilizzati come riferimento oltre che essere i limiti per la balneazione sono anche quelli utilizzati dalla direttiva e quindi dal Dlgs 116/2008 per indicare le classi di qualità ambientale delle acque costiere, quindi al di là della balneabilità o meno della foce sono comunque valori da rispettare e considerare. Ciò che per legge non è balneabile non deve per questo diventare uno scarico fognario a cielo aperto. Da qui nasce la nostra condanna a tutti quegli scarichi abusivi che mettono a rischio la biodiversità del nostro territorio e ci portano a fare una denuncia che non è fine a se stessa ma vuole piuttosto essere un momento di confronto e incontro con le amministrazioni per capire quali siano i problemi e quali le possibili soluzioni che diano qualità ai nostri mari”.

Tra le polemiche, quelle del sindaco di Cassano allo Ionio che però riconosce e ribadisce la problematicità del fiume Crati lungo i 90 chilometri dell’asta fluviale così come alla foce. “Su questo importante fiume – dichiara Francesco Falcone, presidente di Legambiente Calabria – bene sta facendo la Provincia di Cosenza guidata da Occhiuto ad aver avviato il contratto di fiume, al quale vorremo dare il nostro apporto e contributo. Invitiamo il sindaco Papasso ad essere parte attiva nel miglioramento dello stato di inquinamento della foce del Crati e a proseguire nelle buone pratiche di efficientamento dei sei depuratori”.

Attacchi che sono arrivati anche dall’assessore del comune di Crotone, che si è detto stupito perché Legambiente ha monitorato la foce di un fiume in area SIN, il cui risultato a suo avviso è scontato. Più dello stupore avremmo preferito un impegno ad attivarsi, insieme al sindaco Vallone che è anche presidente ANCI Calabria, affinché le criticità dell’area SIN e dello stesso fiume vengano finalmente risolte.

“Il cattivo stato in cui versa il sistema di depurazione e di conseguenza fiumi, fossi e canali calabresi non è una novità purtroppo e sono stati diversi, nelle ultime stagioni balneari, i casi in cui questo inquinamento si è riversato anche lungo la costa – aggiunge Falcone -. Negare questa evidenzanon aiuta di certo a individuare e risolvere i problemi. Criticità evidenziate anche nelle procedure d’infrazione dell’Ue nei confronti dell’Italia che comprende anche agglomerati calabresi, tra cui quelli di Cassano allo Ionio e Crotone, oggi polemici con i dati di Goletta Verde. Il nostro obiettivo è di denunciare il degrado ed il danneggiamento di una risorsa importante della nostra terra: il mare, che può dare lavoro e sviluppare il sistema turistico regionale. Le nostre battaglie e denunce vogliono chiamare alla responsabilità ed alle azioni da porre in essere gli Enti preposti proprio per tutelare la qualità delle acque e le attività turistiche e economiche che vivono sul mare.”

Legambiente specifica inoltre che nel suo report non ha mai indicato la foce del fiume Mesima nel territorio di Villapiana. Si ribadisce che in questo comune è stato effettuato il monitoraggio in località Villapiana Lido, alla foce del canale sulla spiaggia libera, che è stato giudicato “fortemente inquinato”, secondo i valori e i giudizi precedentemente indicati.

 

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here