Ordine professionale degli infermieri: “gli infermieri al primo posto nelle scelte sanitarie.”

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sanità1COSENZA – L’IPASVI, ovvero l’Ordine professionale degli infermieri, ha smosso la presidenza nazionale per rilanciare la querelle sul Sitros. Dal 20 aprile scorso nulla è cambiato, sebbene le polemiche che il presidente Ipasvi di Cosenza Fausto Sposato ha enfatizzato sulla stampa. Oggi fa seguito una lettera della presidente Ipasvi Barbara Mangiacavalli che chiama in causa direttamente il governatore Mario Oliverio e il Commissario ad acta Massimo Scura. Gli infermieri, per tramite del loro rappresentante nazionale, continuano ad affermare che “si delinea chiaramente una funzione a valenza “tecnico-professionale” che implica una responsabilità sul risultato e la distingue dalla funzione politica, caratteristica propria della Direzione generale”. Come dire: per quel ruolo occorre indicare un tecnico, non altri. La presidente afferma di non trovare riscontro, tra l’altro, sulla motivazione per cui si è optato per il doppio incarico al direttore Canino. “Il provvedimento adottato comporta ripercussioni sul buon andamento del sistema aziendale in quanto priva lo stesso di una specifica competenza difficilmente surrogabile da figure professionali chiamate a svolgere diversi ruoli”, chiosa. Al presidente Mangiacavalli fa eco Fausto Sposato, coordinatore regionale e rappresentante Ipasvi Cosenza. “Noi lavoriamo per la categoria e non per fini personali. Nei reparti ospedalieri continua a perdurare una situazione drammatica. Oggi gli infermieri rivendicano un ruolo di primissimo piano nelle scelte sanitarie. Siamo pronti a prenderci le nostre responsabilità e vogliamo apportare il nostro fattivo contributo. Né meritiamo né accetteremo ancora alcun tipo di ingerenza nelle questioni infermieristiche. Cosa fare? Si cambi direzione tenendo conto delle reali competenze degli infermieri”. Da qui, l’invito al Commissario Scura a un confronto “sereno e serio su tutte le questioni sanitarie che non possono essere discusse o affrontate senza tenere conto degli infermieri che quotidianamente vivono le reali situazioni”.

 

Raffaella Aquino

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