COSENZA – Luigi Guglielmelli lo aveva preannunciato: senza la ratifica della Direzione regionale la nomina di Ferdinando Aiello a commissario dei circoli Pd di Cosenza è carta straccia. E il segretario provinciale a Magorno ha concesso soltanto un paio di giorni. Giusto il tempo di non guastargli le nozze. Poi ha formalizzato la richiesta di convocazione dell’assemblea, vergando la seguente missiva: “Carissimo Ernesto. Come sai, dopo il provvedimento sulla città di Cosenza ho espresso delle criticità sia sulla legittimità dell’atto che sull’andamento del tesseramento 2015. Poiché, per aver efficacia, la nomina del Commissario cittadino deve comunque essere ratificata entro 30 giorni dalla Direzione regionale, pena la decadenza dell’atto stesso, ti chiedo, per evitare incertezze e vuoti politici, di convocare prima possibile la predetta Direzione anche al fine di discutere politicamente delle prossime elezioni amministrative che si terranno a Cosenza e in Calabria e per affrontare il tema del tesseramento che a quanto mi risulta è fermo in tutte le Federazioni provinciali. Ritengo infatti che in Direzione si possa avviare una discussione politica proficua e utile per il Pd”. Adesso, ammesso che Magorno risponda in maniera tempestiva ed affermativa, si apre la guerra dei numeri, in altri tempi si sarebbe detto, delle tessere. Perché il voto della Direzione regionale sarà un indicatore decisivo non tanto e non solo per la conferma dell’incarico assegnato ad Aiello. Soprattutto offrirà un quadro degli attuali equilibri interni al partito in Calabria. Chi prevarrà? I renziani incarnati da Magorno e sostenuti, forse, anche da Guccione, che sembra aver definitivamente abbandonato Oliverio? O la corrente che fa riferimento al governatore e all’asse Adamo-Bruno Bossio? Non è solo una questione formale. Chi ha in mano il partito decide se fare o meno le primarie, decide quale nome proporre per candidarlo alla carica di sindaco di Cosenza, decide se dialogare con le altre sigle della coalizione o se imporre loro un nome a cui tutti, volenti o nolenti, devono adeguarsi, pena la necessità di competere in solitudine o, peggio, di ritirarsi dalla competizione. Ma chi ha in mano il partito determina anche le candidature in seno alle liste, di norma controlla i documenti dell’apparentamento, detiene le deleghe per utilizzare il simbolo del partito e, di conseguenza, ha facoltà di aggiungere, togliere o sostituire i nomi dei candidati della lista Pd anche un minuto prima della presentazione. Una prassi questa che si colloca fuori dell’alveo della legalità, ma sistematicamente adottata da tutte le forze politiche. La sensazione però, è che la scelta del commissariamento sia stata ponderata e che la conta Magorno e soci l’abbiano già fatta.
Home 8@30 in piazza Pd, scontro Magorno-Guglielmelli. Chiesta la convocazione della Direzione regionale