Tesoro di Alarico, a Roma la conferenza stampa di presentazione del progetto

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Foto Montecitorio 2ROMA – Dureranno per almeno sei mesi i lavori preliminari per la ricerca della tomba e del tesoro di Alarico, il re dei Goti morto orientativamente intorno al 410 d.C. Secondo le fonti storiche del tedesco Jordanes che riprese quanto scritto da Cassiodoro tra il 450 e il 470 d.C. Alarico morì a Cosenza. L’avvio della campagna di ricerca e degli eventuali successivi scavi è stata presentata alla Camera dei Deputati da Mario Occhiuto, nella sua duplice veste di sindaco e presidente della provincia: “Ci stiamo impegnando per la prima volta in modo concreto nella ricerca di questo importantissimo tesoro grazie alle moderne tecnologie che ci consentono di intervenire con risorse contenute, limitate a poche decine di migliaia di euro, interamente coperte dalla Fondazione Carical, ma contiamo di trovare altri fondi”. Occhiuto confida nel sostegno del ministro Franceschini, nei giorni scorsi sollecitato anche dai parlamentari del Pd. Le ricostruzioni storiche collocano la sepoltura del re dei goti nell’alveo del fiume Busento. Alarico, secondo quanto riferisce Jordanes, sarebbe stato seppellito con il suo cavallo e “con molte ricchezze”, quantificabili in 25 tonnellate d’oro e 150 d’argento, oltre a monili, camei e gioielli, frutto del sacco di Roma avvenuto tra il 408 e il 410. Si tratta del più grande tesoro della storia dell’umanità, visto che Roma, all’epoca “Caput mundi”, possedeva i frutti di otto secoli di invasioni e saccheggi. Tra questi tesori si racconta che ci sarebbe la famosa Menorah, il candelabro a sette bracci simbolo della religione ebraica, 70 chili d’oro e d’argento trafugati dall’imperatore Tito nel 70 d.C e finiti in mano di Alarico durante il sacco di Roma. Tesori che, secondo la tradizione funeraria dei Goti, sarebbero sepolti insieme al loro re Alarico, inumato non a caso in un luogo inaccessibile: il letto del fiume Busento. Per scavare la sepoltura, sempre secondo Jordanes, vennero scelti dei prigionieri che deviarono temporaneamente il letto del fiume, scavarono la grande tomba, seppellirono il re, e dopo avere ripristinato il deflusso delle acque, vennero uccisi perché il punto non fosse riconosciuto da qualcuno. Se il tesoro di Alarico tornasse alla luce, si calcola che il suo valore materiale sarebbe pari al 15-20% del Pil italiano, ma la sua importanza culturale, sottolinea il giornalista e sinologo Francesco Sisci, “sarebbe incalcolabile perché rappresenterebbe le radici della civiltà occidentale. Per questo è fondamentale la ricerca della tomba del re dei Goti, già avviata nelle sue fasi preliminari”. All’iniziativa erano presenti anche i sindaci di Mendicino, Antonio Palermo, e di Carolei, Franco Greco. A spiegare i particolari della campagna di scavi c’era il geologo Giuseppe Rota: “Il progetto di ricerca del sito si articola in quattro parti su altrettanti ambiti territoriali – ha detto – che coinvolgono i comuni di Cosenza, Carolei e Mendicino, nell’area che corrisponde alla confluenza dei fiumi Crati e Caronte nel Busento. La prima fase è quella della indagini storiche e della rilevazione aerea, cui seguono le analisi delle immagini e le indagini di superficie, per poi passare alla ricognizione geofisica del terreno, con microonde, elettricità e sondaggi geomagnetici. I goti – spiega il geologo – avevano scavato una fossa profonda 15 o 20 metri, poi hanno fatto le palificazioni e hanno scavato ancora per seppellire il loro re con il cavallo e parte del tesoro. Dalle prime rilevazioni fatte ci sono elementi che ci spingono ad andare avanti” su un’area che al momento “è di poco più di un ettaro”, conclude Rota. Cosenza quindi potrebbe diventare il Klondike italiano, anche se in passato scavi rudimentali alla ricerca del prezioso tesoro di Alarico sono stati fatti fin dal ‘700, per lo più da tombaroli e cittadini. E proprio ai tombaroli si deve la scoperta della Grotta contenente le rune gotiche, una delle quali, secondo gli esperti, farebbe proprio riferimento alla Menorah e al suo seppellimento insieme al re dei Goti. Il mistero dello sterminato tesoro quindi si infittisce, e la leggenda potrebbe rivelarsi cronaca del tempo. Toccherà quindi a un team di novelli Indiana Jones ristabilire la verità dei fatti. Ma per il momento Cosenza il suo tesoro, quello turistico, lo ha già trovato.

 

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