LAMEZIA TERME (CZ) – La domanda sulla possibilità di un’esistenza dopo la morte, una «vocazione per il fenomeno della morte», un’opzione di vita: quella dedicata a una ricerca personale e libera da schemi precostituiti, l’approdo allo Spiritualismo e agli esperimenti nel campo della psicofonia e della metafonia. Sono raccontati ne ‘Le due opportunità di vita’, libro postumo di Umberto Di Terlizzi, noto avvocato del Foro lametino. Il volume è stato presentato ieri a Palazzo Nicotera. Sono intervenuti due dei 4 figli, Enzo e Carmen Di Terlizzi, e Francesco Bevilacqua, avvocato e scrittore. Hanno accompagnato la serata, le note del Maestro Maurizio De Paola e di Dario Mulonia.
Che si creda oppure no a una dimensione altra e alla possibilità di comunicare con i “trapassati”, il libro resta il racconto di una vita e della libertà di una ricerca che non teme di interrogarsi e di mettere in discussione le cosiddette “certezze” e, quindi, il potere che intristisce. È alla vita che si apre il libro voluto da Umberto di Terlizzi, fin dal titolo, ‘le due opportunità di vita’, quella dopo la morte, in una dimensione parallela per chi ci crede (o anche solo nei ricordi per chi non ci crede). E questa, che può essere vissuta con la capacità di dare amore e di dedicare un tempo a sé e a ciò che ci interpella. «Beato chi sa ritagliarsi uno spazio esclusivamente suo e vivere almeno un’ora al giorno con se stesso, a curare le proprie aspirazioni, i propri dolori: questa esigenza sa tanto di romitorio e rispecchia quel desiderio inappagato dei lontani anni del collegio», scrive Umberto di Terlizzi nel suo scritto dedicato alle ricerche di oltre 40 anni.
L’opera è stata pubblicata e regalata a 5 anni dalla scomparsa – o dal “trapasso” – dell’avvocato e «ricercatore», come amava definirsi. Il figlio Enzo ha raccontato la genesi del libro, fortemente voluto dal padre perché riteneva «che la sua esperienza potesse essere utile agli altri». Umberto Di Terlizzi ha scritto il libro «tre anni prima di finire la sua esperienza terrena»: i figli si sono ritrovati di fronte a fogli scritti con una Lettera 86 della Olivetti, ma anche a mano e un po’ al computer. «Non si è arreso fino alla fine, lo ha portato a termine – ha detto il figlio – ma non è riuscito a vederlo stampato». Dopo 5 anni il libro è uscito. Secondo l’autore, spiega Enzo Di Terlizzi, «l’energia che permea ogni corpo non finisce con la fine del corpo, ma trova la sua collocazione in una dimensione parallela».
Le parole raccontano una vita singolare, ma riguardano l’evento inesorabile che interessa tutti. Sulla dimensione antropologica si è soffermato Francesco Bevilacqua che, dopo un ricordo personale, ha notato quanto Umberto Di Terlizzi avesse studiato. Bevilacqua ha citato, tra gli altri, Luigi Lombardi Satriani, Luigi Melagrana ed Ernesto De Martino. Ha, quindi, fatto riferimento alle procedure e agli apparati simbolici che consentono di elaborare la morte per superare quella che De Martino definisce la crisi del cordoglio, una versione specifica della crisi della presenza. Il percorso ha toccato anche gli antichi Greci, secondo i quali si vive per la morte, l’interdizione del Vecchio Testamento di ricercare contatti con i morti, la contraddizione, per Bevilacqua, insita cattolicesimo che, a dispetto di questa interdizione, comprende figure come Natuzza Evolo.
Ha concluso la serata Carmen Di Terlizzi con un intervento intessuto di speranza, luce e gioia. La figlia dell’avvocato ha spiegato che il padre ha voluto il libro perché era convinto che rappresentasse un messaggio di speranza. Ha menzionato la sua sete di spiritualità, l’esperienza traumatica dei tedeschi che irrompono nel suo collegio convinti che si tratti di un collegio di allievi militari, il venire a conoscenza della morte del piccolo fratello. E ancora, la libertà di spirito, la mal sopportazione delle rigide regole del Collegio, il considerare le sue ricerche un dono, lo studio dei testi (tra gli altri, la Bibbia, il Corano, i testi sacri del Buddismo). Carmen Di Terlizzi, inoltre, si è soffermata su un’immagine dell’Aldilà, una dimensione parallela, «un al di qua che i nostri sensi non ci fanno percepire», facendo riferimento alla gioia del passaggio, ai messaggi di consolazione e di insegnamento morale dei «trapassati» i quali «vivono ancora accanto a noi, ci ispirano nei pensieri». Ha citato anche la fisica, subatomica e la teoria della relatività, quindi l’idea che tutto sia energia, la materia oscura e, quindi, il fatto che ci sia ancora tanto da scoprire.
Rita Paonessa