COSENZA – “Vertenza operatori dei Centri per l’Impiego, il Governo Oliverio deve semplicemente applicare la normativa. Così come sta accadendo nel resto d’Italia, per effetto della riforma Delrio, le competenze su alcuni uffici e servizi, prima in capo alle Province, sono passate alle Regioni. Pensare ad altre forme di organizzazione, così come quella che si sta discutendo in queste ore per gli ex uffici di collocamento, potrebbe solo generare disservizi e confusione nell’utenza e tra i dipendenti. Soprattutto in Calabria, dove la precarietà e la disoccupazione purtroppo sono dilaganti, le prestazioni offerte dai centri per l’impiego sono essenziali per tanti giovani in cerca di lavoro. ” Ad intervenire sulla questione è il Segretario questore del Consiglio regionale, Giuseppe Graziano, che in merito alla vertenza degli operatori dei CpI calabresi ha presentato un’interrogazione al Presidente della Giunta regionale per conoscere tempi e modi di attuazione della Legge Delrio nell’ambito della riorganizzazione degli uffici territoriali per il lavoro.
“Innanzitutto – dichiara Graziano – esprimo solidarietà e vicinanza agli operatori dei Centri per l’impiego che da qualche giorno, preoccupati per il loro futuro lavorativo, hanno dichiarato lo stato di agitazione. Con la Riforma Costituzionale del titolo V – spiega il Consigliere regionale e presidente nazionale del movimento “Il Coraggio di Cambiare l’Italia” – la gestione ed il coordinamento dei Centri per l’Impiego passeranno in competenza alla Regione. E l’attuazione di tale norma, del resto, è in fase di applicazione nel resto del Paese. Quello che oggi chiedono, in modo legittimo, i lavoratori – prosegue Graziano sostenendo anche le ragioni espresse dai sindacati – è che la Regione Calabria, in fase di sottoscrizione della Convenzione con il Ministero del Lavoro, preveda lacertezza dell’impiego del personale, come previsto dal comma 2, dell’art. 30 del D.lgs. 165/2001, senza che venga scalfito lo status giuridico di dipendente pubblico, garantendo la giusta copertura finanziaria. Questo fino a quando avverrà il formale passaggio di competenza alla nuova Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal).
Che senso ha far rientrare questo bacino lavorativo in un ente strumentale (vedi proposta Calabria Lavoro) che, alla fine, dovrebbe svolgere mansioni di competenza regionale? Così facendo, si rischia di creare una nuova sacca di precariato, l’ennesima in Calabria, composta da gente che ha già accumulato diversi anni di contribuzione e che potrebbe ritrovarsi, alla soglia della pensione, senza un inquadramento lavorativo. Certo, capisco anche le difficoltà tecniche che la Regione deve affrontare per racimolare i fondi di bilancio da destinare al mantenimento dei Centri per l’impiego. Ma in alternativa – suggerisce Graziano – si potrebbe trasferire la gestione di tali servizi, mediante una delega provvisoria, agli Enti di area vasta. Garantendo a queste ultime le risorse appositamente previste, nella misura di due terzi a carico del Ministero del Lavoro e di un terzo a carico della Regione Calabria, anche mediante il ricorso ai Fondi Europei. Le soluzioni – conclude Graziano – per non creare l’ennesimo caso occupazionale in Calabria, ci sono. Vanno solo ponderate e applicate.”