Consiglio regionale sulla sanità. La relazione introduttiva di Oliverio e il dibattito

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REGGIO CALABRIA – Con l’intervento del presidente della regione Mario Oliverio, ha preso il via la seduta del consiglio regionale interamente dedicata ai temi della sanità. Il governatore e la sua maggioranza continuano a chiedere le dimissioni del Commissario Massimo Scura e la cessazione dell’emergenza che nessun beneficio ha prodotto per la salute dei calabresi. Ecco l’intervento integrale pronunciato dal governatore:

La Calabria è una della Regioni sottoposte a Piano di Rientro ed a Commissariamento. Tale operazione ha avuto inizio con la Giunta Loiero che nel 2009 con D.G.R. n. 752, integrata dalla D.G.R. n. 845/2009 esplicitava detto piano, affidando alla Giunta Regionale, in via esclusiva, la competenza a definire, proporre, stipulare, attuare, monitorare e rimodulare con lo Stato l’accordo per il rientro dai disavanzi, al fine di pervenire al risanamento strutturale del S.S.R., anche attraverso la ristrutturazione dei debiti contratti, il tutto in applicazione dell’art. 1 comma 180 L. 1312/2004 n. 311.

La successiva Giunta, senza aspettare che almeno passasse un anno per verificare l’andamento del Piano di Rientro, concordava con il Governo il commissariamento della Regione Calabria che in data 30 Luglio 2010 con una Delibera del Consiglio dei Ministri nominava il Presidente pro Tempore quale Commissario ad acta per l’attuazione del Piano di Rientro, il tutto seguito dalla nomina di due Sub commissari a supporto dello stesso Presidente/Commissario ad acta.

La Regione Calabria iniziava uno dei periodi più difficili per il suo SSR in quanto oltre ad essere una delle Regioni in Piano di Rientro, diveniva anche Regione commissariata.

Commissariamento che si protrae ormai da circa 6 anni e che la sottopone a costante monitoraggio da parte di un Tavolo composto da Dirigenti del M.E.F. e del Ministero della Salute  che verifica gli adempimenti della gestione commissariale e i livelli essenziali di assistenza.

L’analisi di tutti i verbali Ministeriali, anche alla luce dell’odierno “rapporto 2016 sul coordinamento della finanza pubblica” appena redatto dalla Corte dei Conti, nonché  dei risultati indiscutibili che oggi sono sotto gli occhi di tutti, sanciscono il fallimento politico della gestione commissariale .

Sei anni di commissariamento non solo non sono serviti a risolvere alcuni annosi problemi della nostra sanità (inefficienze, duplicazioni, sprechi, localismi e casi di scarsa trasparenza) , ma li hanno paradossalmente spesso aggravati. Essi evidenziano come le buone intenzioni non siano sufficienti a surrogare alcune scelte che, in quanto politiche, appaiono necessarie per creare una inversione di tendenza reale.

I Verbali del Tavolo Tecnico, compreso quello più recente, hanno preso in considerazione tutti gli aspetti della gestione commissariale e hanno fatto, in particolare, una analisi stringente sullo stato dell’arte in merito alla erogazione dei LEA.

In pratica risulta che la Calabria non garantisce i LEA e 6 anni di  commissariamento non hanno sostanzialmente modificato tale situazione, aggravata dalla adozione della logica dei tagli lineari indiscriminati e dalla assenza di idee chiare sulle reali criticità e quindi sugli interventi necessari a correggerle.

La stessa Corte dei Conti rileva un “tendenziale miglioramento” delle otto Regioni in Piano di Rientro con riferimento agli aspetti meramente contabili segnalando la persistenza di gravi criticità riferite alla quantità, alla tipologia ed alla qualità dei servizi.

L’analisi della cosiddetta “griglia LEA”  ha impietosamente evidenziato come, delle  Regioni in Piano di Rientro, la sola Calabria, accompagnata dalla Campania non è riuscita a raggiungere la soglia minima considerata accettabile (160 punti) avendo dimostrato una limitata capacità di correggere la propria situazione attestandosi su valori assolutamente critici. Infatti il punteggio complessivo dell’adempimento della griglia LEA ha mostrato un lieve ma non significativo incremento passando dai 131 punti del 2011 ai 137 punti  del 2014 rimanendo come già detto molto distante dal valore di riferimento  di almeno 160,  evidenziando un miglioramento risibile del valore base pari al 3,8% rispetto al 22,9% , valore minimo necessario.

Ciò documenta in maniera inoppugnabile l’incapacità del commissariamento di incidere, almeno fino ad oggi, sulla situazione rilevata all’atto dell’insediamento  nel 2010.

In particolare l’analisi dell’attività assistenziale ospedaliera evidenzia una riduzione dei ricoveri ben maggiore di analogo fenomeno nazionale, dimostrata dal  decremento del tasso standardizzato del numero di dimissioni ( indice di spedalità)  che, avendo come target il valore non superiore a 160 ricoveri  per mille abitanti, è sceso da 171,7 (certamente eccessivo) ad un inopportuno 139,2  come se i calabresi avessero drasticamente ridimensionato il loro fabbisogno di salute rispetto alla media degli italiani.

A tale aspetto si lega anche la contrazione del numero dei posti letto (sia totale che per acuti e sia pubblici che privati)  che è passato da valori eccessivi (3,76 complessivi e 3,29 per acuti per mille abitanti) a valori paradossalmente bassi (2,89 e 2,40) ben al di sotto di quelli di riferimento nazionale. Tutto ciò ha inciso negativamente, riducendo così le possibilità di ricovero in fase acuta, cosa che impone ai PS, molto spesso, di trasferire i pazienti stessi in ospedali fuori regione aggravando il carico sociale delle famiglie che si trovano ad inseguire i propri congiunti nelle regioni limitrofe (Basilicata o in Puglia o in Sicilia). In sostanza in Calabria ci sono molto pochi posti letto realmente disponibili, peraltro frammentati e mal distribuiti.

In conseguenza di ciò, e cosa ben più grave, si è verificato l’incremento della mobilità passiva extra regionale, per cui la percentuale dei ricoveri fuori regione dei residenti (rispetto al totale dei ricoveri in regione per acuti in degenza ordinaria) è aumentata dal 17,2% del 2011 al 20,1% del 2014 (rispetto a un valore di riferimento accettabile pari a 7/8 %) per cui il più grande Ospedale dei Calabresi è fuori dalla Calabria.

Ciò significa che circa il 20% delle prestazioni assistenziali che necessitano ai calabresi essi sono costretti a chiederle a strutture collocate fuori regione con peggioramento dei costi sanitari e di quelli sociali a carico di famiglie  spesso con un reddito insufficiente o in condizioni di difficoltà.

Altra situazione critica si rileva a livello della rete di Emergenza – Urgenza territoriale che si dimostra non adeguata. Anche in questo settore si è registrato un peggioramento della situazione, con riferimento ai tempi di intervento delle nostre ambulanze, per cui rispetto al valore atteso (inferiore a 18 minuti) si sono registrati tempi tra ricezione della chiamata e arrivo dei mezzi di soccorso non solo più alti ma addirittura crescenti, passando dai 24 minuti del 2012 ai 26 minuti nel 2014, il che significa che i calabresi,  in situazioni gravi e di emergenza, hanno sempre  minore possibilità di essere curati tempestivamente e quindi rischiano molto di più e più di prima .

In maniera assolutamente coerente, appare peggiorata anche l’assistenza territoriale, nei riguardi dei soggetti più fragili e con il maggiore bisogno assistenziale, prova ne sono:

Lo 0,13% di anziani assistiti a domicilio contro l’1,8% previsto (pari al solo 7,2% del dovuto);

Lo 0,05 per mille (vs 0,18) di posti equivalenti presso strutture semiresidenziali per disabili (pari al solo 27,7% del dovuto);

L’1,03 per mille (vs 10,2) di assistiti per la salute mentale (pari al solo 10% del dovuto).

Che documentano una gravissima insufficienza del SSR, ciò vuol dire che in Calabria manca di fatto l’assistenza domiciliare e quella “dovuta” alle fasce di popolazione più fragili (anziani – disabili – malati mentali) che gravano interamente sulle famiglie abbandonate a se stesse, che si trovano ad affrontare spesso problemi per loro insormontabili e in molti casi generatori di spese cosidette catastrofiche. Il tutto aggravato dalla carenza diffusa di posti letto per pazienti disabili e di posti letto in Hospice e/o di Hospice stessi, considerato che in Calabria ne esistono solo due, uno pubblico e uno privato. Stessa considerazione vale per l’Assistenza Domiciliare Integrata (A.D.I.) che fa della Calabria la Cenerentola anche di tutte le Regioni in Piano di Rientro.

Gravissima appare la situazione anche in tema di Prevenzione in quanto ad esempio gli screening oncologici, in programmi organizzati, hanno subito negli ultimi un ulteriore peggioramento,  attestandosi su valori non accettabili. Questo a dimostrazione, qualora ve ne fosse ancora bisogno, non solo della incapacità ad incidere organizzativamente in un settore tanto delicato, ma anche a mantenere  ciò che storicamente si produceva. Prova ne è che gli esami mammografici su pazienti invitati al controllo sono passati dai 20.000 del 2009 ai 7.000 del 2015, gli esami citologici sono passati da 51.000 del 2009 ai 17.800 del 2015 e gli esami per lo screening del Tumore del Colon si sono mantenuti sul valore risibile di circa 4.000. Appare quindi evidente che in Calabria non si fa più prevenzione organizzata delle malattie oncologiche, neanche quella che si faceva prima del commissariamento, il cui onere e’ di fatto direttamente scaricato e lasciato alla libera iniziativa dei cittadini calabresi.

Il persistere della inefficienza organizzativa e della mancanza di segnali di inversione di tendenza nel corso di questi sei anni è confermata anche da altri indicatori quali l’allungamento della degenza media preoperatoria (1,99 giorni attuali vs 1,73 precedenti), dalla scarsa percentuale di pazienti con più di 65 anni operati per frattura del collo del femore entro 48 ore (26,7% vs 55%) e dal persistere di un elevato numero di parti cesarei primari (24,7% vs < 20%). Tali dati confermano che gli interventi commissariali non hanno inciso per nulla sulla efficienza delle strutture ospedaliere.

Le performance di tali strutture stanno progressivamente peggiorando sia per deficit di personale che  per  mancanza di posti letto utili negli ospedali che realmente forniscono prestazioni. Una logica miope basata sul facile blocco del turnover e sulla riduzione indiscriminata della disponibilità di posti letto, ha portato solo ad una sterile riduzione del numero degli operatori sanitari, senza un reale piano di ridistribuzione razionale delle risorse, e del costo della forza lavoro a scapito dei servizi e delle prestazioni.

Per quanto attiene ai Piani Operativi ( P.O.) validi fino al 31/12/2015 similari considerazioni vanno fatte in relazione agli obiettivi primari, alle relative azioni, agli interventi ed agli indicatori di risultato; Essi presentano  14 obiettivi primari, 51azioni individuate ed altrettanti indicatori per i quali il Ministero ha avanzato numerose, ripetute ed a volte inutili  osservazioni tese a “rivedere le azioni programmate ed a prevedere una specifica tempistica e/o specifici indicatori”.

E’ purtroppo evidente che trattasi di piani operativi di fatto inefficaci dispersi tra obiettivi, in molti casi, non strategici ne’ prioritari, tutti assolutamente da rivedere con azioni concrete, mirate e con tempistica certa, oggi ed allo stato degli atti, neanche considerata.

Infatti ed in particolare, appaiono ancora assolutamente carenti ed insufficienti :

La riorganizzazione delle reti assistenziali per le quali sono previste 12 diverse azioni e per tutte dovranno essere apportate revisioni dell’azione  e/o specifica tempistica, con particolare attenzione per i punti nascita per i quali non sono state previste azioni conseguenti al riscontro della mancanza di requisiti.

La rete emergenza-urgenza per la quale sono previste 6 diverse azioni e per tutte dovranno essere apportate revisioni dell’azione  e/o specifica tempistica, con particolare attenzione per l’aggiornamento della informatizzazione,  la realizzazione della rete radio, la sostituzione dei mezzi, l’utilizzo del personale, l’attuazione della riorganizzazione  delle centrali con riconversione di alcune e costituzione di quelle provinciali con centralizzazione delle chiamate, tutte procedure incomplete o ancora non avviate con ovvie ripercussioni sull’efficienza del servizio che appare francamente peggiorata, così come dimostrato dall’allungamento dei tempi medi di intervento.

La riorganizzazione delle reti di assistenza territoriale per la quale sono previste 4 diverse azioni e per tutte dovranno essere apportate revisioni dell’azione  e/o specifici indicatori  con particolare attenzione per le nuove forme di aggregazione (Associazioni  Funzionali Territoriali e Unità di Cure Complesse  Primarie) e per l’incremento della  presa in carico di assistiti fragili per come indicato in precedenza.

La riorganizzazione della rete laboratoristica per la quale è prevista 1 sola azione ma  per la quale non sono state previste azioni concrete e conseguenti né tanto meno una specifica tempistica, a parte le azioni già avviate dal Dipartimento che ha bloccato e rimodulato gare in itinere in quanto incoerenti con la nuova programmazione della rete di laboratori secondo la pianificazione regionale.

Il Dipartimento ha avviato sia un rafforzamento della SUA che una revisione di alcune gare in corso per rispettare le nuove normative entrate in vigore dal 1 gennaio 2016. Tutte le ASP e le  AO hanno stipulato una convenzione con il Dipartimento delegandolo a rappresentare i rispettivi fabbisogni (delle categorie merceologiche individuate dal Ministero della Sanità) presso la SUA  svolgendo la funzione di coordinamento , unificazione e standardizzazione delle esigenze con il coinvolgimento di decine di professionisti delle aziende nei tavoli tecnici secondo quella logica di sistema che deve caratterizzare la nuova fase del SSR.

In questo modo si è bloccata una gara per i reagenti di laboratorio ed il relativo service che non rispondeva alla nuova rete programmata e prevedeva oltre 100 lotti , spesso simili, senza economie di scala e con un importo a base d’asta di circa 200 milioni, dopo un complesso lavoro di revisione del fabbisogno d’intesa con i tecnici delle ASP/AO si è addivenuti a ridurre a circa 20 i lotti ed a circa 100 milioni di euro  l’importo a base d’asta senza ridurre i servizi, anzi potenziandoli ed inserendo anche una nuova rete informatica che collegherà tutti i laboratori in un Laboratorio logico unico e si integrerà con il Fascicolo Sanitario Elettronico. Un esempio di lotta agli sprechi senza intaccare i servizi già esistenti ma potenziandoli e garantendo anche una maggiore trasparenza ed economicità degli stessi.

La riorganizzazione delle reti per la terapia del dolore e per le cure palliative per la quale sono previste 2 diverse azioni e per tutte dovranno essere apportate revisioni dell’azione  e/o della tempistica, senza alcuna garanzia di risposta certa ai pazienti oncologici, in particolare, che migrano anche per questi motivi, grazie al sottodimensionamento dell’offerta sancita con il Decreto del Commissario ad Acta n. 30/2016.

In pratica non esistono reti di fatto, nulla e’ cambiato, abbiamo assistito solo alla  proclamazione di dichiarazioni di intenti, senza riuscire a tagliare costi inutili, senza ottenere alcun beneficio ne’ per i pazienti ne’ per il S.S.R.

La riorganizzazione delle attività di prevenzione veterinaria e sicurezza alimentare che è sotto la direzione diretta della gestione commissariale, per  la quale erano previste 13 diverse azioni e per tutte dovranno essere apportate revisioni dell’azione  e/o  della specifica tempistica con particolare attenzione per la organizzazione delle strutture complesse, la riorganizzazione e riqualificazione del servizio veterinario, della rete dei laboratori specifici, ma soprattutto una chiara definizione dei processi operativi omogenei nei territori ancora insufficienti.

Cresce il contenzioso con gli erogatori privati accreditati (è di ieri la notizia che impugneranno il DCA 30/2016 sulla nuova rete ospedaliera e i decreti sui budget) per il modo inefficace e discrezionale di procedere.

Per i contratti con gli erogatori privati che dovrebbero essere modificati in parte nella forma ed anche nella sostanza, con preciso riferimento alle eventuali attività extrabudget ed alle tariffe definitive che andranno riconsiderate in quanto attualmente provvisorie con aumento esponenziale del contenzioso e della conseguente e scontata ormai soccombenza della Regione Calabria.

Altra storia senza fine è la dubbia concretizzazione del protocollo di intesa tra Regione ed Università, caratterizzato dalla cronica circolazione di bozze, in parallelo a “Commissioni falsamente Paritetiche” che concordano improbabili trasferimenti di unità operative tra aziende che giuridicamente non sono ancora trasformate in un’unica azienda.  Tale confusione ha raggiunto l’apoteosi sempre con il Decreto del Commissario ad Acta n. 30/2016 di riordino della rete ospedaliera che ha visto trasferire di colpo  un intero Dipartimento, quello Materno Infantile, comprensivo di Terapia Intensiva Neonatale, presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria Mater Domini presso la quale lo stesso DCA non prevede l’esistenza in un Pronto Soccorso. Tale scelta è stata  per altro smentita pubblicamente dallo stesso Rettore per bocca del  Commissario Straordinario che nel contesto di una pubblica riunione tenutasi presso il Dipartimento Salute ha dichiarato di voler “restituire” dette strutture all’azienda Ospedaliera di provenienza a riprova dell’approssimazione e della superficialità con cui la gestione commissariale, unico artefice del DCA in questione, ha affrontato il problema della riorganizzazione della Rete Ospedaliera.

In pratica questo modo di procedere allontana sia il protocollo d’intesa che la successiva integrazione tra l’Azienda Ospedaliera Pugliese Ciaccio e l’Azienda Ospedaliero Universitaria Mater Domini.

Appare abbastanza evidente la debolezza contrattuale della gestione commissariale ed in particolare del commissario in relazione alle istanze che tendono di fatto a vanificare tale processo con azioni dilatorie ed assolutamente strumentali.

Per quanto attiene infine al 2015 si precisa che è stata effettuata una analisi dall’advisor di riferimento  che ha  confrontato i dati con il consuntivo 2014 e con la programmazione annuale per il 2015 stesso, stimando un disavanzo di circa 55 milioni di Euro, articolato in 11 mln per beni e servizi, 44 mln per  spesa farmaci innovativi per epatite C.

Tutto ciò a dimostrare che il precario equilibrio economico della gestione commissariale viene e sarà garantito dal mantenimento della fiscalità  aggiuntiva  a carico dei cittadini , dal blocco del turnover del personale, ma non da interventi sui generatori strutturali della spesa, cosa francamente inaccettabile sia per la Calabria,  sia per i calabresi che vedono un progressivo peggioramento del S.S.R. e della sua offerta. Abbiamo assistito ed assistiamo, ancora, non solo a tagli lineari, ma anche ad operazioni di razionamento piuttosto che di razionalizzazione, e allo svilimento della autonomia organizzativa aziendale in ogni Azienda Sanitaria ed Ospedaliera, esautorate dal loro ruolo gestionale; Assistiamo, all’appropriazione di tale ruolo da parte della gestione Commissariale che ha travalicato i limiti del suo mandato, arrivando a definire le singole strutture semplici, nel contesto di strutture complesse, a riprova di un intento teso più a soddisfare il bisogno del singolo che non quello della collettività.

Abbiamo assistito ed assistiamo tutti al fallimento di questa esperienza nella quale la gestione Commissariale, distorcendo la propria funzione, ha raggiunto livelli inauditi di discrezionalità che hanno toccato ­­­l’acme nel mantenimento illogico, irrazionale di doppioni in alcune Aziende a scapito di altre.   Solo una forte discontinuità e l’avvio di un vero  processo di riforma del S.S.R. consentirà alla Regione Calabria ed alla politica, il recupero del suo ruolo, del ruolo di programmazione e controllo Suo proprio, che vede nel Dipartimento della Salute il naturale strumento applicativo. Solo tale approccio permetterà di trasformare una opportuna VISIONE in adeguate AZIONI finalizzate ad integrare Ospedale e territorio in un unico  progetto organico teso a valorizzare fortemente le strutture territoriali, a potenziare gli Ospedali SPOKE di riferimento in un contesto in cui i tre Ospedali HUB assorgano a riferimento di fatto di ogni area, quali perni centrali di un sistema integrato che dovrà garantire adeguati servizi, per quantità e qualità, e risposte certe alle istanze ed ai bisogni dei cittadini Calabresi.

In altri termini le linee guida sulle quali non potrà non incanalarsi un efficace piano di rientro dal deficit sanitario e dei correlati programmi operativi (PO) non potranno che partire dai seguenti assunti di base.

Una visione unitaria e sistemica del SSR che superi una logica degli adempimenti solo burocratici e tracci le direttrici sulle quali risanare e rilanciare la sanità calabrese.

Il SSR dovrà ripartire da una analisi dei bisogni di salute delle popolazioni , tenendo conto della loro distribuzione nei territori e delle condizioni orografiche e della viabilità , e quindi cambiando verso alla logica fin qui adottata di definire prima la rete ospedaliera e correlatamente le reti territoriali, ristabilendo il principio che è la soddisfazione del bisogno assistenziale appropriato  dei cittadini e l’efficienza gestionale che devono ispirare la programmazione regionale.

In realtà le reti assistenziali territoriali ed ospedaliere devono essere figlie di una visione unitaria ed integrata, che valorizzi le professionalità esistenti, collochi la sanità accreditata come un diverso modo di erogare prestazioni pubbliche e quindi sottoposto ai vincoli programmatori regionali, premi il merito e la capacità di innovazione.

Occorre che negli ospedali HUB ed in quelli SPOKE siano previste tutte le funzioni assistenziali ed organizzative cosi come definito dal DM 70/2015 sugli standard ospedalieri e che i reparti raggiungano quei livelli dimensionali e di equilibrata distribuzione necessari anche a garantire qualità assistenziale e sostenibilità economica.

In questa nuova e più concreta prospettiva di cambiamento e discontinuità, la riorganizzazione del SSR sarà il risultato di un pieno coinvolgimento delle istituzioni calabresi, delle forze politiche e sociali, delle associazioni di volontariato e di tutela dei cittadini e dei pazienti , dei professionisti del SSR, dei MMG e pediatri di libera scelta, delle associazioni rappresentative delle imprese della sanità accreditata, del terzo settore, degli ordini dei medici e delle associazioni delle farmacie, in sostanza della società nel suo complesso.

Affinché   la programmazione non rimanga un mero atto amministrativo ma si traduca in cambiamento e miglioramento dell’efficienza e della qualità assistenziale occorre coinvolgere gli attori del cambiamento fin dall’inizio a partire dagli operatori e dai Direttori Generali delle Aziende sanitarie, numerosi i gruppi di lavoro attivati che coinvolgono centinaia di dipendenti del SSR oltre a quelli provvisoriamente utilizzati presso il Dipartimento.

Stimolarli ad una collaborazione positiva come sta facendo il Dipartimento Regionale con le Aziende del SSR valorizzandone l’autonomia ma in una logica di sistema è la strada corretta ed efficace. I primi risultati concreti come nel caso della nuova gara sui laboratori e più  in generale sulla centralizzazione degli acquisti presso la SUA  in attuazione alle recenti disposizioni di legge costituiscono un esempio positivo da consolidare(Cardiochirurgia di Reggio C. e Pet)  e sviluppare ulteriormente garantendo trasparenza e riduzione degli sprechi e delle inefficienze.

Anche sugli investimenti ex art 20 ed alla loro programmazione , che non è un fatto tecnico ma di politica sanitaria e sociale che ha ricadute complessive sullo sviluppo economico della nostra realtà, la Regione vuole far sentire la propria voce dal momento che non solo ha investito risorse rilevantissime e competenze regionali nella costruzione dei tre nuovi ospedali (Vibo Valentia, Sibari  e Gioia Tauro).Sin dal suo insediamento l’attuale Governo regionale sta monitorando l’andamento delle procedure per addivenire prima possibile all’apertura dei cantieri.

Anche nella giornata di ieri un nuovo incontro presso la nostra sede a Roma con l’amministratore giudiziario della Tecnis sulla vicenda riguardante i presidi di Sibari e Gioia Tauro e nei prossimi giorni pensiamo di riattivare i procedimenti con la sottoscrizione dei protocolli di legalità.

Mentre per il presidio di Vibo è già aperta la Conferenza dei servizi e già nelle settimane scorse sono stare allineate le progettazioni riguardanti le opere complementari per la messa in sicurezza del sito e la viabilità,mentre l’Arpacal sta procedendo al carotaggio del sito.

Abbiamo nel contempo già avanzato al Ministro la richiesta di addivenire a un nuovo accordo di programma quadro con l’obiettivo di pianificare le rimanenti risorse dell’ex articolo 20 di circa 300 milioni per nuove strutture,completamenti e ristrutturazioni.

In sostanza la Regione avvia con oggi una nuova fase per la sanità calabrese che troverà una prima tappa nell’organizzazione degli STATI GENERALI DELLA SANITÀ che serviranno a confrontarsi su una proposta di riorganizzazione del SSR che verrà predisposta dalla Giunta e dal Consiglio e che confronteremo in modo aperto con tutti i soggetti per correggere  gli errori e rendere più efficace la propria azione tecnica.

Gli elettori calabresi, ormai più di un anno fa, hanno conferito il loro mandato alla politica che ha l’onere e la responsabilità ma soprattutto la volontà di riappropriarsi della sua funzione di indirizzo nel superiore interesse dei Calabresi tutti, lasciando alla gestione commissariale la funzione tecnica, d’intesa e con il supporto con il Dipartimento, di far uscire nel più breve tempo possibile la Calabria dal commissariamento.

E’ seguito il dibattito.

Nel dibattito del Consiglio regionale dedicato al tema della sanita’, dopo la relazione introduttive del presidente della Giunta Mario Oliverio, il consigliere Arturo Bova, prima che si aprisse il dibattito ha chiesto ed ottenuto l’inserimento di un ordine del giorno inerente la copertura delle spese del Referendum ‘anti trivelle’ previsto per il prossimo 17 aprile. Aprendo, invece, il dibattito sulla sanita’, Giuseppe Graziano (Cdl) e’ partito dalla discussione avviata da tempo su come far funzionare la sanita’. “Risposte che non arrivano – ha affermato – perche’ il governo ha previsto solo tagli lineari a dispetto di evidenti sperperi”. Graziano ha definito “paradossale” la situazione “perche’ il tentativo di razionalizzazione della spesa e’ causa di un continuo esodo alla ricerca di luoghi migliori per la cura. La mobilita’ ospedaliera determina spreco di risorse e contestuale insufficiente assistenza ai cittadini ed in modo particolare ai disabili ed ai malati psichici. La Calabria deve recuperare il suo ruolo di amministratore in un ambito importante quale quello della sanita’, a fronte delle scelte del Governo che ha deciso di far quadrare i conti a discapito delle esigenze dei cittadini”. Per Vincenzo Antonio Ciconte (Pd) occorre individuare i reali bisogni dei calabresi “per riformare la sanita’ partendo dal basso. Il sistema sanitario determina ed e’ rappresentativo del livello di civilta’ di un territorio. Un’azione che dovra’ essere unitaria, dell’intero Consiglio, senza distinzioni di sorta”. Nel sottolineare il ritardo con cui si e’ pervenuti alla convocazione di una seduta su una “tematica cosi’ stringente come quella della sanita’”, Francesco Cannizzaro, capogruppo Cdl, ha rilevato l’evidente disaccordo esistente tra la politica regionale e quella del Governo centrale “che volutamente ha mantenuto il commissariamento e sostenuto la programmazione di Scura”. Cannizzaro ha definito “disperata” la missione di Oliverio, avanzando la proposta di una correzione degli errori fino ad oggi compiuti “soprattutto – ha affermato – nella individuazione delle consulenze degli amministratori la cui inappropriatezza ha determinato una serie di disagi di cui lo stesso Oliverio deve farsi carico”. Critico con Cannizzaro, “incapace di comprendere il momento di disagio e di cosa sia l’assunzione di responsabilita’ in un momento come questo”, Domenico Bevacqua (PD) ha affermato che le soluzioni non possono essere il risultato di spinte localistiche o per appartenenza politica ed ideologica. “C’e’ da porsi qualche domanda – ha aggiunto – su quale debba essere il ruolo degli amministratori regionali e quale debbano essere le competenze del Commissario che col decreto 30/2016 ha messo in atto una serie di azioni tese ad usurpare la funzione legislativa della Regione. Bisogna avere coscienza delle necessita’ e coraggio delle scelte”. Nell’apprezzare la scelta di un dibattito monotematico in Consiglio, Giuseppe Tommaso Mangialavori (Cdl) ha definito “di chiusura” la posizione del Commissario ad Acta, “visto che non interloquisce con la politica regionale che nella gestione del rapporto ha anche qualche responsabilita’”. Soffermandosi sui contenuti del Decreto 30/2016, Mangialavori ha affermato che “penalizza fortemente le province di Vibo e Crotone, ma penalizzata l’intera Calabria. Le proteste che si sono levate sono a testimonianza del fallimento di questa gestione. Sembra di assistere ad una farsa perche’ a fronte delle apparenti contestazioni, non esiste, da parte del governo regionale, la volonta’ di uscire dal commissariamento. Sarebbe stata sufficiente la predisposizione di un piano di rientro serio e credibile da presentare al Governo centrale”. Giuseppe Aieta (Pd) ha stigmatizzato l’atteggiamento di alcuni consiglieri “che, ancora una volta, criticano comportamenti non riconducibili in alcun modo alla problematica in discussione piuttosto che discutere sull’usurpazione di potere esercitato da Scura. Bisognerebbe individuare il vero problema che piu’ che nel commissariamento e’ individuabile nei commissari Scura ed Urbani che hanno infuocato il territorio con una gestione cervellotica”. Aieta ha parlato di “disprezzo” dei commissari, nei confronti di tutte le istituzioni rappresentative del territorio, ed ha proposto come soluzione, “un Piano dettagliato e condiviso che vada oltre le scelte del Decreto 30/2016, che manca di ragionevolezza e va per questo annullato”. Fausto Orsomarso (Misto), nel definire “incerta” l’azione del governo regionale, rivolgendosi a Oliverio ha affermato che nella sua relazione manca “la rivoluzione”. “Non si puo’ stare solo sui numeri, ma occorre individuare strumenti e strategie per offrire soddisfazione al bisogno di salute dei calabresi, attraverso un piano serio da affidare in gestione ai Commissari. Solo un comportamento serio della maggioranza – ha concluso Orsomarso – dara’ la stura ad un comportamento altrettanto serio dell’opposizione”.  Franco Sergio (Oliverio Presidente) ha definito urgente una proposta alternativa per un piano efficiente ed efficace. “Ma una prima difficolta’ – ha avvertito – e’ rappresentata da un certo centralismo nella politica nazionale che vede soccombere le regioni. Rimane la delusione di una gestione che vede nei calabresi le uniche vittime. La politica nazionale ha penalizzato oltremodo la Calabria e le regioni meridionali. Il sistema commissariale in Calabria va stigmatizzato per i mancati risultati, ma anche per l’usurpazione di competenze e di ruoli che ha determinato”. Domenico Tallini (Misto) ha respinto le accuse di Oliverio rispetto al tentativo di attribuire le responsabilita’ dell’attuale situazione della sanita’ sull’ex presidente della Giunta Giuseppe Scopelliti. “Spero – ha detto Tallini – che il dibattito odierno non serva a strumentalizzare e deviare fatti e responsabilita’ di un Commissariamento a cui si sarebbe comunque arrivati, considerando che la documentazione presentata allora al tavolo Massicci, gia’ all’epoca della gestione Loiero, era alquanto inconsistente”. Tallini ha accusato l’attuale commissario di non aver fatto seguire alla gestione Scopelliti, “che e’ stata all’insegna di grandi sacrifici per pervenire al recupero dal punto di vista del debito pubblico”, una gestione virtuosa all’insegna della riorganizzazione della rete ospedaliera e dei servizi. “Meglio avrebbe fatto Oliverio – ha concluso Tallini – a denunciare i fatti in Consiglio e coinvolgere tutti i soggetti in grado di intervenire per risolvere i problemi”. Orlandino Greco (Oliverio Presidente), ha sottolineato l’importanza della rivendicazione della gestione della sanita’ in capo alla Regione da parte della Governatore. “Richiesta che avrebbe dovuto oggi essere supportata anche dalla minoranza”. Sinibaldo Esposito nel condividere l’appello per la revisione del Decreto 30/2016, “che si caratterizza per le sue criticita’ e per l’assoluta mancanza di dialogo”, ha denunciato “l’assoluta discrasia operativa tra la struttura commissariale ed il Dipartimento salute. Oggi, in realta’ – ha aggiunto – si sarebbero dovute mettere le basi per la predisposizione di un atto propedeutico da presentare al Governo. Non e’ concepibile che la discussione si concentri sulla pseudosanita’ in presenza di disagi veri cui sono sottoposti i cittadini”. “Rimuovere il commissario – ha concluso Esposito – e’ una delle ipotesi, ma governare anche in sua presenza si impone come soluzione da non sottovalutare”. Michelangelo Mirabello (Pd) ha invitato a non banalizzare la discussione del Consiglio regionale. “Sulla inadeguatezza e contraddittorieta’ del Decreto 30, la Regione – ha affermato – ha, giustamente, dato il via ad un’azione tesa ad allargare la discussione che poteva, invece, essere consumata in privato tra il Governatore ed il Commissario Massimo Scura”. Nel condividere la proposta avanzata da piu’ parti di pervenire ad una rinegoziazione del Piano di rientro Mirabello ha evidenziato la volonta’ del Pd calabrese, “che anche in disaccordo con la posizione assunta dal Governo”, ha assunto una posizione decisa e condivisa di fronte all’evidente fallimento dell’istituto commissariale”. Nazzareno Salerno, infine, ha definito “riduttivo” affermare che la situazione della sanita’ sia da addossare alla esclusiva responsabilita’ del Commissario. “Occorre rimettere in discussione il piano di rientro – ha detto – perche’ determinati obiettivi non sono stati raggiunti”. Nel ricordare la sua posizione a favore della nomina del Governatore come commissario, Salerno ha affermato che Scura ed Urbani non hanno nessun interesse per questa terra. “Giuseppe Scopelliti, come Governatore e come Commissario – ha sostenuto – fu costretto a chiudere 18 ospedali, fu anche lui duramente contestato, ma aveva il compito di rimettere i conti a posto”.

 

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