REGGIO CALABRIA – «Il Mediterraneo ha un ruolo di centralità geopolitica, per questo è necessario investire nella logistica. La realizzazione del ponte sullo stretto comporterebbe oltre che un miglioramento nei trasporti, una modificazione nei collegamenti, con un cambiamento culturale che renderebbe il Meridione protagonista nei rapporti commerciali a livello mondiale». Lo dichiara il presidente della Commissione Giustizia del Senato, Nico D’Ascola. «In questo contesto, il ponte sullo stretto costituisce la precondizione per la realizzazione di altrettante opere importanti e necessarie per lo sviluppo del territorio e per l’ intera economia del Mezzogiorno, come l’alta velocità, l’alta capacità, il potenziamento della rete ferroviaria e stradale e soprattutto, la crescita del porto di Gioia Tauro. Ragionare all’ inverso significa eludere il vero ordine di priorità nella disposizione gerarchica e temporale di realizzazione delle diverse infrastrutture essenziali per il sud ad ulteriore e dolorosa dimostrazione della minorata tutela degli interessi nazionali, particolarmente quando concernono il meridione. Lo scalo portuale calabrese costituisce la questione meridionale per eccellenza. Un porto i cui interessi sono stati resi secondari rispetto agli scali tedeschi e olandesi. Gioia Tauro è uno scalo che potrebbe diventare un punto di riferimento per l’Italia se si attuassero quelle politiche di investimento indispensabili al potenziamento dello stesso e quindi trasformandolo in un vero e proprio porto commerciale. Con ciò anche tenendo conto delle straordinarie opportunità conseguenti all’allargamento del Canale di Suez. Meridionalismo oggi significa ponte sullo stretto ma anche porto di Gioia Tauro e di Augusta, per un’ effettiva crescita dell’economia meridionale, nell’ ottica della riattivazione del corridoio Berlino, Malta e Africa e dei traffici commerciali che provengono dall’ Oriente attraverso Suez. Ciò – conclude il presidente – per chi comprende che lo sviluppo economico nazionale passa attraverso la crescita economica del mezzogiorno, unica area del paese rispetto alla quale abbia senso parlare di espansione economica, dato il drammatico stato di sottosviluppo nel quale essa si trova».