Dal carcere di Paola il CPIA omaggia Marco Pannella

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unnamedPAOLA (CS) – Si è concluso ieri nella Casa Circondariale di Paola il laboratorio teatrale curato dal Centro Provinciale Istruzione Adulti di Cosenza diretto dalla dirigente Rosita Paradiso.

Il laboratorio, coordinato dalla professoressa Maria Pedranghelu, è stato condotto secondo i metodi della peer education (educazione tra pari) che ha saputo sapientemente coniugare le fattive collaborazione di tutti, reclusi e corpo docente. All’iniziativa hanno partecipato i detenuti Fabio Bonfitto, Giuseppe Caccamo, Gioacchino Cananzi, Ivan Forte, Pasquale Furina, Gianluca Maestri, Diego Mammoliti, Carmelo Pace, Antonino Stranges, Domenico Totino e Vitalii Zymnitski. Hanno invece contribuito all’organizzazione i professori Salvatore Belsito e Gennaro Falcone.

Lo spettacolo, articolato in due tempi, si è aperto con un omaggio alla figura di Marco Pannella. Nella prima parte i detenuti si sono cimentati nell’interpretazione di alcuni brani della propria cultura d’origine, accompagnandosi al pianoforte e alla chitarra. Insieme a loro si è esibito il Prof. Luigi Pietramale dell’IPSEOA di Paola che ha anche eseguito un brano riadattato del cantautore calabrese Brunori Sas. L’esecuzione è stata arricchita da letture selezionate, da testi originali e dalle proiezioni multimediali curate dalla professoressa Maria Pedranghelu. Nella seconda parte i detenuti hanno recitato una breve ed esilarante commedia “Il morto che cammina”, scritta da Antonino Stranges in dialetto calabrese. Al termine della manifestazione è stato fatto salire sul palco Rocco De Paola, uno dei tanti reclusi partecipanti al laboratorio di scrittura curato sempre dal CPIA di Cosenza, che si è aggiudicato una menzione speciale alla sesta edizione del Concorso nazionale “Fiuzzi d’oro”, per il racconto dedicato al ciclismo in omaggio alla tappa praiese del Giro d’Italia.

rosita paradisoL’attenzione che il CPIA di Cosenza, ad integrazione dei percorsi istituzionali attivati, riserva alle varie forme di apprendimento non formale in carcere che proprio nei laboratori trovano l’espressione più compiuta, è in linea con le indicazioni europee che, a riguardo, insistono sulla centralità dell’individuo-detenuto e sulla necessità di un modello educativo che umanizzi la pena, favorisca la consapevolezza, orienti verso nuovi progetti di vita.

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