TARSIA (CS) – Ma è davvero così sicuro il nuovo tratto della Strada provinciale 241 che va dallo svincolo autostradale di Tarsia fino alla Diga, di circa 9 km riaperto al traffico, dopo i lavori di ammodernamento?
I circa 6 metri di larghezza della carreggiata sono stati portati a 9 metri e mezzo, espropriando con regolare procedura, anche alcuni tratti di terreni agricoli occupati da pregiati uliveti.
A tagliare il nastro dell’attesa inaugurazione, è stato il Presidente della Provincia Mario Occhiuto, insieme al consigliere provinciale Franco Bruno, davanti a una piccola folla fatta di tecnici, progettisti e operai.
Il tratto riaperto al traffico rappresenta per Occhiuto un tratto di strada importante, che collega due aree strategiche del territorio, realizzato per migliorare le condizioni di percorribilità e di sicurezza. La riapertura di questo tratto stradale, in attesa di poter proseguire con i lavori di completamento dell’intera infrastruttura, favorisce, sempre per Occhiuto, gli scambi commerciali e riduce i tempi di percorrenza, anche per i villeggianti del basso Ionio cosentino, che potranno arrivare più agevolmente sui territori di Corigliano, Rossano e Cassano per godersi le splendide acque e le spiagge che si affacciano sul mar Jonio.
Il progetto stradale è stato inoltre realizzato tenendo conto dell’alto valore paesaggistico del sito, secondo Occhiuto. Un’opera importante, iniziata dalla precedente amministrazione amministrata da Mario Oliverio, portata avanti dalla successiva amministrazione per offrire servizi sempre più efficienti e sicuri alla popolazione della provincia di Cosenza.
Un valore paesaggistico di natura agricola nella maggior parte dei casi che non ha tenuto conto del valore delle piante espropriate ma soltanto del valore del terreno. In tutti i casi non si è neppure tenuto conto delle polemiche e dei ricorsi. La ditta appaltatrice infatti, non curante dei contratti sottoscritti con i proprietari dei terreni limitrofi alla nuova strada, ha ritenuto in alcuni casi, lasciare accessi ai terreni agricoli non autorizzati e chiudere quelli che erano invece stati richiesti ed utilizzati nel corso dell’ultimo secolo. Le controversie non risolte, come afferma un proprietario terriero, in particolare la signora Oliviero, non hanno ottenuto ancora risposte se non dalla ditta appaltatrice che si è arrogata del diritto di sapere dove erano situati anticamente gli accessi ai terreni agricoli, senza tenere conto delle mappe catastali, delle richieste e degli accordi sottoscritti con i proprietari, lasciando tra le altre cose, accessi non autorizzati né autorizzabili con il rischio di incorrere in gravi sanzioni poiché lasciati in alcuni casi in posizione di strada in curva. E’ solo un caso di non curanza da parte dell’ente Provincia e di conseguenza della ditta appaltatrice o di una iniziativa della ditta appaltatrice che non ha tenuto conto né delle proprietà altrui, né delle richieste sottoscritte, tantomeno dei codici della strada?