Inviata a Giunta del Senato anche l’ordinanza su un’altra inchiesta su Caridi

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REGGIO CALABRIA Sono le 1.800 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Reggio Calabria nell’ambito dell’inchiesta Alchemia sulle infiltrazioni delle cosche della ‘ndrangheta in Liguria, le nuove carte inviate dalla Direzione distrettuale antimafia reggina alla Giunta delle autorizzazioni a procedere del Senato che deve decidere sulla richiesta d’arresto per Antonio Caridi, di Gal. Nei confronti di Caridi il gip di Reggio ha emesso l’ordinanza d’arresto – sospesa in attesa della decisione del Senato – nell’ambito dell’inchiesta Mammasantissima che avrebbe individuato una cupola di “invisibili” al vertice delle cosche di ‘ndrangheta. Ma la Dda aveva chiesto l’arresto di Caridi anche in Alchemia. Richiesta rigettata dal Gip che, evidenziando l’unitarietà della ‘ndrangheta, ha ritenuto le accuse assorbite nel precedente provvedimento anche se riferite a fatti ed episodi diversi. «Il senatore Antonio Stefano Caridi si dimostra riferimento funzionale della ‘ndrangheta anche in questa inchiesta» era stato il commento all’unisono, il giorno dell’operazione, del capo della Procura distrettuale di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho e dell’aggiunto Gaetano Paci. Le intercettazioni agli atti dell’inchiesta, tra l’altro, scrive il Gip dell’ordinanza Alchemia, hanno «consentito di accertare che, in occasione della competizione elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale del 2010, la cosca Raso-Gullace-albanese ha svolto attività di propaganda elettorale a sostegno di Antonio Stefano Caridi, candidato del Pdl arrivando a minacciare, qualora avessero orientato le proprie preferenze su candidati diversi da Caridi, il licenziamento dei dipendenti nella struttura alberghiera Uliveto Principessa Park Hotel».

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