RENDE (CS) – Quando si vota per difendere la Costituzione e soprattutto per impedire l’immunità parlamentare ai consiglieri regionali e ai sindaci, è sicuramente un voto politico». Lo ha detto il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, del Movimento 5 Stelle, intervenendo a Rende ad un’iniziativa in vista del Referendum costituzionale. «Penso che il no a questo referendum – ha aggiunto Di Maio – non sia solo un modo per evitare che si stravolga la Costituzione, ma un segnale per bocciare questo modo di fare politica. In tutti questi anni ci hanno detto che dovevano fare governi di scopo per fare queste riforme. Poi abbiamo capito quale era lo scopo dei governi Monti e Letta e infine del governo Renzi: creare un Senato dove mettere gente loro e impedire a noi di votarlo. Hanno fatto l’Italicum e ci impediscono di esprimere una vera preferenza; fanno una riforma costituzionale e ci impediscono di votare il Senato. Quindi quello del 4 dicembre è un voto politico perché serve a difendere il diritto al voto, che è il diritto per cui tutti i popoli si sono battuti. In questo momento – ha detto ancora il vicepresidente della Camera – c’è una sovraesposizione del tema della riforma costituzionale, ma i problemi del Paese non saranno risolti neanche se vincerà il sì. Se vince il sì diamo solo più potere a chi in questi anni ha massacrato il sistema sanitario, i trasporti e le scuole. Li eleviamo a senatori e gli diamo anche l’immunità parlamentare e il lusso di non essere eletti ma nominati. Deve vincere il no per bocciare un modo di fare politica, quello di governi arrivati a Palazzo Chigi con un tweet senza essere votati». Sulla proposta di rinvio del rferendum Di Maio ha aggiunto: «Dovevamo votare già ad ottobre e poi Renzi, in affanno, ha rinviato. Può avvenire che a decidere il rinvio sia il Tribunale, ma non può farlo il governo. Ci ha già’ provato qualche giorno fa Alfano – ha aggiunto Di Maio – a prendere tempo. Ma più parlano e più perdono voti”. Caustico l’esponente dei 5 Stelle nei confronti del Partito Democratico: «Ho visto in tutti questi anni guerre intestine nel Pd, ma mai su leggi serie. Non hanno mai litigato su temi importanti come il reddito di cittadinanza o su una legge che tolga ai politici la possibilità di nominare i dirigenti delle Asp. Mi sarebbe piaciuto vedere il Pd litigare su una legge anticorruzione. E invece questi litigano, e poi si mettono d’accordo, solo su provvedimenti che riguardano le loro poltrone perché il loro obiettivo è garantirsi una poltrona».