L’ultimo Giacomo Puccini nel ritratto di Albertazzi

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 Grande serata di musica e prosa teatrale  per  la stagione Celebrity del Rendano. Giorgio Albertazzi, porta in scena, con  la regia di Giovanni De Feudis l’ecclettismo musicale e la personalità artistica dell’operista lucchese Giacomo Puccini.  L’attore, regista teatrale di Fiesole, improvvisatosi sul palco cosentino anche pianista,  propone al pubblico un ritratto insolito, commovente e passionale del Puccini di Torre del Lago. “Vissi d’arte e di amore, non feci male ad anima viva”, questa è l’immagine che  il compositore lascia di sé.  In uno spettacolo ricco di citazioni poetiche e letterarie: da Platone a Saffo, da  Dante a Lorenzo Dè Medici, da Molière a Pirandello, vengono portati alla luce alcuni importanti temi artistici. Da una parte la giovinezza e l’amore in cui si condensa il senso del vivere, dall’altra il teatro e la verità, grazie alle quali si esorcizza la morte. Il Puccini dipinto da Albertazzi è un uomo introverso, combattuto tra anima e corpo,  amante della baldoria con gli artisti (noti i suoi rapporti con D’annunzio) .“Potente cacciatore di uccelli selvatici, libretti d’opera e belle donne”. Inventore del canto parlato, del verso come suono, è anticipatore del musical moderno. I  personaggi delle sue più grandi opere vivono con e attraverso il canto.  “Voglio che si canti. Ogni cellula deve essere gonfia di canto”, così propone la sua arte alla critica. Tante le opere prodotte e interrotte, ciascuna con caratteristiche musicali innovative. Il primo capolavoro fu la Bohème, opera tardo romantica che narra la storia d’amore tra Mimì e Rodolfo, conclusasi con la morte della giovane per tifo. Appartiene , al melodramma storico la Tosca, dramma di amore e gelosia di una donna, contesa tra il pittore Cavaradossi ed il reggente di polizia Scarpia.  Il successo sofferto di Puccini arriva dopo un debutto-fiasco alla scala di Milano con  Madame Butterfly, prima originale opera esotica che narra la tragedia di una geisha giapponese  Cio- Cio- San, suicida d’amore dopo aver subito l’abbandono da parte dell’ufficiale marinario statunitense Pinkerton.  Tra gli altri progetti artistici riusciti: il Trittico, la Fanciulla del west e la Rondine. Rimasta incompiuta la Turandot, tratta da una fiaba di Gozzi. Interrotta nel finale. Anche questa narra di una storia d’amore tra Liù e Caraf. La stampa ha sempre fortemente e ingiustamente attaccato Puccini, così prende le parti del suo conterraneo Albertazzi.  Dormer Ville, librettista, agente teatrale diceva della Bohème: “è un’opera mancata che non farà il giro del mondo”. In molti dovettero ricredersi sullo spessore della musica teatrale di Puccini. Butterfly, fu l’opera più saccheggiata dagli americani, lo stesso Sinatra ne ripropose il motivo in uno dei suo brani. Singapore, New York, Londra sono tappe salienti di teatri in cui  Puccini mostrò a tutti il suo valore. Il suo successo lo deve anche a tutte le donne della sua vita, in primissua moglie Elvira Bonturi. Le sue “violette”, così come le chiamava, incarnano i personaggi femminili delle protagoniste delle sue opere musicali.  Sul palcoscenico Albertazzi ripropone la storie di tre donne, le più significative nella vita dell’artista. Prima fra tutte la seduttrice soprano di Odenberg: Rose Ader, interpretata dall’attrice Emy Bergamo. La sua figura ispira il personaggio della Liù in Turandot. Simbolo dell’amore passionale e della bellezza del corpo, cattura l’attenzione di Puccini per due anni della sua vita. In contrapposizione all’amore fisico Sybil Beddigton, interpretata da Stefania Masala.  E’ una signora londinese, ebrea , allieva di musica di Tosti. Con lei Puccini vive un’amicizia ed una storia d’amore “musicale e spirituale”. E’ lei la donna che lo spronerà nei momenti della sua crisi. In ultimo la figura tenera ed indifesa della giovanissima domestica che amava il Puccini- genio: Doria Manfredi,  interpretata da Giovanna Cappuccio, la Madame Butterfly della sua vita, vittima delle gelosie di Elvira,  muore suicida a causa delle calunnie  della donna. Albertazzi, a questo punto dello spettacolo, parla del rapporto uomo -donna. “La donna è un mistero, ti rifiuta e ti cerca”. “In ogni maschio c’è un po’ di quel pirla americano per cui Butterfly ha deciso di farla finita”. Anche in quest’opera mix di lirica e poesia si  conferma a pieni voti lo spessore culturale dell’Albertazzi autore teatrale. In una sceneggiature essenziale realizzata da Andrea Bianchi fatta da un pianoforte, uno sgabello, una tenda si sono alternate le voci dei soprano: Fabiola Trivella e Maria Carfora e del tenore Jeon Sangyong. Evidente la bravure delle tre giovani attrici, in particolare dell’interprete di  Rose, la cui avvenenza fisica ha lasciato il pubblico in sala senza parole, soprattutto nel momento della scena di nudo, quando  provocatoriamente  pur di catturare l’attenzione del suo uomo si adagia senza veli sul suo pianoforte. Momenti di commozione tra i presenti durante l’esecuzione di due celebri pezzi pucciniani: “E lucevan le stelle (dalla Tosca) e Nessun dorma (dalla Turandot).  Il finale vede un Albertazzi in abito da sera, accompagnato dalle sue tre donne.  E’ un Puccini stanco quello della fine dell’opera che chiede aiuto, “un bambino triste tra il tormento e l’estasi dell’arte”.

                                                                                                                                                                            Rossana Muraca

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